Lo sgombero del Fenix di Torino: “Stanno murando la libertà”

“La Fenice rinascerà dalle proprie ceneri”. Gianni ha ottant’anni, la barba bianca e lunga e guarda poliziotti e operai sgomberare il centro sociale anarchico Fenix di corso san Maurizio all’angolo con via Rossini. Il suo impermeabile verde gli cade come un eskimo. A vedere le finestre murate, gli scappa un sorriso amaro. “Stanno chiudendo a chiave la libertà”.

Lo sgombero del Fenix è cominciato questa mattina alle 7 e si è svolto senza problemi di ordine pubblico, mentre i frequentatori del centro osservavano quello che succedeva: “Sono arrivati presto con i cani, volevano controllare se c’era la droga. Non hanno trovato niente, questa mattina dentro al Fenix non c’era nessuno”. Il sigillo della questura di Torino affisso alla finestre chiuse parla di sequestro preventivo.

Il sigillo della questura
Ph: Massimiliano Mattino

La casetta che si trova dentro ai Giardini reali era una delle tre ex residenze dei custodi del parco, era stata occupata sei mesi fa e ristrutturata. “Gli hanno dato sei mesi di vita, giusto il tempo di rimettere tutto a nuovo”, continua Gianni. Al primo piano era nata una biblioteca i cui libri erano destinati ai detenuti del carcere Le Vallette. “Siamo riusciti a portarli via”, dice una ragazza del centro che guarda quello che succede intorno a lei sconsolata. “Vogliono farci smettere, ma io più vedo queste scene più sono convinta di quello che faccio”.

La rioccupazione dell’edificio, di proprietà del Comune, era avvenuta il 13 maggio scorso. Da allora la casa era stata aperta a tutti: si organizzavano discussioni, cineforum, dibattiti, cene e il primo dicembre era stata inaugurata la biblioteca autogestita.

“La società dello spettacolo”, la locandina.
Ph: Giorgia Mecca

La società dello spettacolo è l’ultimo film proiettato al cine Fenix occupato, lunedì 11 dicembre. E adesso che succede? Gianni conclude “Eccola la società dello spettacolo, ci mura la libertà. Chiudono lo spazio e riaprono i cancelli alle siringhe nel parco. Nei nostri giardini irreali”

MASSIMILIANO MATTIELLO
GIORGIA MECCA