Sfidare i Narcos per salvare i migranti: la storia di padre Solalinde

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Quando padre Alex Zanotelli invita il pubblico ad alzarsi in piedi e a tributare un toccante omaggio al giornalista messicano Javier Valdez Cárdenas, freddato appena due giorni fa da un sicario, si entra per davvero nel dramma del Messico. Un dramma raccontato alla XXX edizione del Salone del Libro di Torino dal missionario messicano Alejandro Solalinde. Il padre originario dello stato di Texcoco ha da poco scritto un libro con la giornalista di Avvenire Lucia Capuzzi: “I Narcos mi vogliono morto”, edito da EMI (Editrice missionaria italiana), denuncia la terribile commistione in Messico tra criminalità organizzata e istituzioni governative.

Padre Solalinde fa subito un esempio concreto, raccontando la storia di Miriam Elizabeth Gonzalez Rodriguez: una donna che per anni ha cercato la figlia rapita e, dopo vari tentativi, l’ha ritrovata in una fossa comune. Alcuni responsabili del delitto, appartenenti all’organizzazione criminale Los Zetas, sono stati arrestati, ma sono evasi quasi subito. “Perché solo in 2 casi su 100 il Messico dà giustizia – afferma ironico Solalinde – Dovete sapere che nella mia terra i boss fuggono dalle carceri di massima sicurezza con grande facilità e la porta di fuga si chiama corruzione”. La donna è stata minacciata, ha chiesto aiuto, invano, al governo ed è stata uccisa a maggio.

Un’ingiustizia continua, che colpisce soprattutto i migranti, fonte di monetizzazione per i Cartelli della droga. Perché dal Messico transitano ogni anno migliaia di persone provenienti da Honduras, San Salvador e Guatemala e diretti negli Stati Uniti.

“Conosco il suo lavoro con i migranti, padre Alejandro. Continui così. So che non è facile”. Queste le parole pronunciate ieri da Papa Francesco, nell’incontro a San Pietro con Solalinde. Il missionario messicano ha fondato dieci anni fa il centro di accoglienza per migranti, “Hermanos en el camino”, nello stato dell’Oaxacas. Per difendere i più deboli vive da anni sotto scorta, perché i Narcos non hanno mai digerito la sua battaglia e lo vogliono morto.

Il banco con “I Narcos mi vogliono morto”, il nuovo libro di Alejandro Solalinde

La difficile situazione in Messico è occasione anche per affrontare le migrazioni più in generale. Un tema che riguarda l’Italia da vicino. “I migranti sono maestri di fede: lo dimostra la loro vita in perenne rischio. Tutti e tutte siamo migranti. Ogni giorni essi ci ricordano chi siamo. Ci fanno capire che non importa se sei ricco o povero, perché tutti dipendiamo dalle stesse cose come cibo e acqua e abbiamo bisogno degli altri. Nessuno può vivere solo. Ci insegnano che si può essere felici anche nell’incertezza”.

FEDERICO PARODI