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Semiotica, la scienza per capire il nostro tempo: l’ultima lezione da professore ordinario di Ugo Volli

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“La semiotica è una bella signora che gode di ottima salute”, ha detto Ugo Volli guardando il suo gruppo di studio e i numerosi presenti nell’Aula 34, a Palazzo Nuovo: stamattina, giovedì 7 giugno, è stata, per il semiologo, l’ultima lezione come professore ordinario all’Università di Torino.

Un appuntamento in cui Volli, uno fra i grandi protagonisti del panorama culturale degli ultimi decenni, nella lectio magistralis intitolata Il programma scientifico della semiotica. Un riesame cinquant’anni dopo, ha ripercorso il mezzo secolo trascorso dalla nascita della disciplina, fra figure come Eco, di cui è stato allievo, Barthes e Greimas, per poi guardare al futuro.

“Il nostro è un lavoro piccolo, umile, parziale e paziente”, ha spiegato: “Prendiamo pezzettini di realtà e cerchiamo di guardarli con molta calma, bene, nei dettagli: ‘apriamo il cofano’ della comunicazione, cercando di capire come funziona”.

Per Volli, dunque, “studiamo come sono fatti i testi che (ri)costruiamo, li analizziamo al microscopio: guardiamo ai testi, non ai grandi principi. Non pretendiamo di sapere tutto della realtà, non facciamo grandi diagnosi: non giudichiamo la comunicazione secondo nobili principi etici o politici, che è un compito cui tutti siamo chiamati come cittadini, non come semiotici. Ci interessa spiegare come certe forme producano certi effetti: il lavoro della semiotica è mettere insieme l’organizzazione dei testi, che sono pezzi di realtà, e capire sistematicamente neanche perché, ma come producano questi effetti. Vogliamo spiegare laicamente l’esperienza comunicativa, con metodi razionali ed espliciti”.

Il professore ha regalato al pubblico una definizione dei semiologi: “Non siamo predicatori né teologi, siamo esploratori del presente, zoologi della comunicazione”, prima di concludere, non senza commozione: “Il nostro strumento è il microscopio, o forse la Tac, non il telescopio, né i modelli matematici, né il pensiero desiderante dell’utopia. Scusate se è poco. Questa è la scienza che può capire il nostro tempo”.

Standing ovation in aula, lacrime fra gli studenti. Al termine abbiamo raccolto alcune dichiarazioni e impressioni del docente.

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ADRIANA RICCOMAGNO