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Ebook e self-publishing, ma nel futuro servirà ancora la competenza degli editori

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Dieci anni fa, sul mercato, arrivavano Kindle e Iphone: due colossi che avrebbero dettato legge, in senso molto più ampio di quello che era lecito aspettarsi. Non è stata la telefonia a cambiare, non soltanto. E nemmeno solo il mercato editoriale. “Lo strumento ha modificato il linguaggio”: lo sostiene, al Salone del Libro di Torino, Marco Ferrario, fondatore di Bookrepublic, una libreria italiana online dedicata agli ebook. La svolta decisiva, tuttavia, è andata anche in un’altra direzione: quella dei processi produttivi. Il self-publishing, ad esempio. Il 2015 ha visto, nel mercato statunitense, 625mila novità autoedite catalogate Isbn, cioè quel numero univoco che identifica a livello internazionale le pubblicazioni: un dato che rappresenta il doppio dei libri usciti dagli editori tradizionali. E questo può essere un aspetto interessante, anche se poi buona parte di questi scritti rimane sepolto nei meandri del web o invenduto, chiuso negli scatoloni dei magazzini delle librerie, sacrificato in nome della readership, divorato da mercati online che selezionano le proprie vetrine sulla base di metadati e capacità di raccolta pubblicitaria. Un po’ quel che succede sul web con ottimizzazione e Seo, il lavoro di seduzione dei motori di ricerca.
Ma non è nemmeno tutto qua. Una piattaforma come Wattpad raccoglie 60milioni di utenti a livello mondiale, di cui un paio in Italia. Che cos’è? Una sorta di arena virtuale in cui gli autori pubblicano e i lettori interagiscono, consigliando e commentando il testo mentre le parole ancora vengono battute sulla tastiera. Una palestra di scrittura, una scuola dove gli insegnanti sono il pubblico. “È il pubblico che non rientra nelle statistiche ufficiali sulle abitudini di lettura – continua Ferrario – ma gli editori cosa dovrebbero fare, tralasciarli?”. Non sembra una buona idea, e infatti ci sono casi di autori che hanno cominciato a scrivere su Wattpad per poi essere pubblicati da case editrici. “La qualità media delle opere è però ancora piuttosto scadente”, commenta. E non può che essere così: ben venga l’interazione, la condivisione e la socialità, a patto che non sia esasperata. Il problema, se tale può essere inteso, non è Wattpad in sé, ma il modello che la digitalizzazione sta imponendo come standard. La direzione imboccata sembra, infatti, quella di un appiattimento verso il basso della qualità editoriale, di un’uguaglianza formale dettata dall’ignoranza. La cultura nasce sì dal basso, ma attraverso un processo a posteriori, fatto di analisi critica e di scambio riflessivo. Sennò là davanti a noi, nella quarta di copertina di una cultura che ha partorito i suoi capolavori proprio in nome dell’originalità, campeggerà l’elogio dell’uniformità con una didascalia che potrebbe essere Un libro bello: approvato dalla comunità online di correttori di bozza. Una prospettiva davvero poco stimolante. Per evitarlo, secondo Ferrario, ci sono due strade: “O le community di self-publishing come Wattpad evolvono, stabilendo una gerarchia al proprio interno che si occupi di selezionare i testi migliori sulla base del contenuto, in maniera trasparente, oppure il compito dovrà ricadere sugli editori. Oggi abitano queste piattaforme soltanto per pescare gli scrittori con maggior numero di letture, ma un domani potrebbero stabilirsi con maggior incisività, apportando la necessaria dose di competenza”.

MARCO GRITTI

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