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Se il giornalista dà voce alla malattia: l’eredità di Gigi Ghirotti

Ho un cancro e lo so, parliamone insieme

Così il 27 maggio del 1972, il giornalista e scrittore Gigi Ghirotti si rivolse ai telespettatori durante la trasmissione Rai Orizzonti – l’Uomo, la Scienza, la Tecnica: per la prima volta il tabù della malattia era infranto pubblicamente. Per due anni Ghirotti lottò contro il linfoma di Hodgkin, ma soprattutto si fece testimone dell’isolamento dei malati, dell’insufficienza delle strutture sanitarie, delle carenze dell’assistenza pubblica nella famosa inchiesta su La Stampa intitolata “Il lungo viaggio nel tunnel della malattia”. Erano i tempi in cui il tumore non si poteva nominare, si diceva “brutto male”: da allora molte cose sono cambiate, proprio grazie alla voce del giornalista coraggioso che ha messo in moto un meccanismo virtuoso.

A cento anni dalla nascita del cronista, si è svolto oggi, 30 gennaio, nell’Aula Magna Università di Torino alla Cavallerizza Reale, l’evento “Cronisti nel tunnel della malattia. Medicina della persona e sanità a 100 anni dalla nascita di Gigi Ghirotti”: non poteva che prendere il via da Torino, la città del quotidiano La Stampa. Al convegno, moderato dal direttore de Il Secolo XIX Luca Ubaldeschi, hanno partecipato tra gli altri la vice sindaca Sonia Schellino, l’assessore regionale alla Cultura Vittoria Poggio, il presidente della quarta commissione regionale, Sanità, Alessandro Stecco, il caporedattore della Rai di Torino Tarcisio Mazzeo, e Alberto Sinigaglia, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, che ieri ha affidato il ricordo di Ghirotti proprio al quotidiano torinese nell’articolo intitolato Il “lungo viaggio” di Gigi Ghirotti, il giornalista che rese gli ospedali più umani. Anche l’ex ministro della Salute Renato Balduzzi ha contribuito alla mattinata con un video.

Il direttore de La Stampa Maurizio Molinari ha sottolineato come la forza del reportage risieda nel racconto, non nelle opinioni: un invito da raccogliere, nell’esempio di Ghirotti, anche nell’era dei social network.

L’altro grande tema su cui Molinari ha voluto porre l’accento è quello delle disuguaglianze: “I cittadini sentono che le disugualianze indeboliscono il loro diritto primario, quello alla salute”.

 

Il Rettore dell’Università degli Studi di Torino, il medico Stefano Geuna, ha sottolineato come il concetto di guarigione abbia lasciato spazio nel tempo a quello di benessere: la necessità di mettere al centro la persona nel periodo della malattia, di cui Ghirotti si è fatto portavoce.

 

La descrizione delle attività della Fondazione Nazionale Gigi Ghirotti Onlus è stata affidata a Vincenzo Morgante, direttore di TV2000, che ne è presidente. Vanno dal centro di ascolto psico-oncologico, che dal 1999 ha assistito oltre 9 mila persone, all’assistenza domiciliare, alla promozione della cultura del sollievo dalla sofferenza fisica e morale. Si deve alla Fondazione anche l’istituzione, nel 2001, da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Giornata del Sollievo: quest’anno sarà il 31 maggio. Inoltre collabora con gli enti locali, e con l’Associazione Nazionale Comuni Italiani ha dato vita alla rete delle Città del Sollievo, e, insieme alla Fondazione Isal, ha creato un osservatorio per il monitoraggio sull’applicazione della Legge 38/2010 sulle cure palliative e la terapia del dolore, coordinato dalla ex ministra Livia Turco.


La Fondazione non è l’unica realtà a ricordare la figura di Ghirotti e portarne avanti il messaggio: esistono anche l’Associazione Gigi Ghirotti di Torino, presieduta da Giorgio Palestro, che durante il convegno ha ripercorso la storia del Comitato Nazionale Gigi Ghirotti, e l’Associazione Gigi Ghirotti di Genova, presieduta da Franco Henriquet. Dopo gli interventi dei vertici dell’Ordine dei Medici, degli Infermieri e degli Psicologi di Torino, a conclusione dell’evento che ha aperto l’anno ghirottiano con numerose iniziative in programma in diverse città, ha preso la parola il direttore della Rete Oncologica Piemonte Valle D’Aosta Oscar Bertetto. “Ero uno studente universitario quando vidi in televisione l’intervista choc in cui Ghirotti annunciava inizio malattia. Da allora ho iniziato a interrogarmi su alcune questioni, e in particolare quelle sollecitate da Ghirotti, una diversa organizzazione degli ospedali e un cambiamento nel modello relazionale”, ha spiegato. La risposta è venuta dal concetto di rete: la Regione Piemonte è stata infatti la prima a mettere in campo questo tipo di organizzazione per i malati oncologici. Un’idea che Bertetto riassume con la metafora della rete di protezione per gli acrobati: “Va stesa prima che gli equilibristi inizino l’esercizio, non deve aver buchi né territoriali né di personale, e deve essere elastica, cioè accogliente e capace di adattarsi alle sfaccettature del quotidiano”.

 

ADRIANA RICCOMAGNO

LUCA PARENA

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