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Scurati: “Lottare per la nostra libertà”

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“La verità è che la libertà è sempre lotta per la libertà. Allora in epoca fascista la democrazia soccombette perché veniva data per scontata. Ma non è così: anche allora era stata conquistata a costi di sacrifici”. Così lo scrittore Antonio Scurati a margine del suo intervento “Come Mussolini inventò (anche) il populismo” in Biennale Democrazia 2023, conclusa domenica 26 marzo 2023.

Di fronte alla platea piena del Teatro Carignano di Torino, nell’ultima giornata dell’ottava edizione della kermesse, il vincitore del Premio Strega 2019 ha raccontato la figura politica di Benito Mussolini, trattata nella sua trilogia “M.”. E ha analizzato i legami tra genesi del fascismo e populismo, storia e letteratura. Il tutto per accompagnare il pubblico a definire il “leader populista” attraverso “l’archetipo del secolo scorso che da anarchico è passato a essere repubblicano, socialista e infine fascista”.

“Il primo assunto del leader populista è la massima ‘Io sono il popolo, quindi il popolo sono io’ – ha spiegato Scurati -. Mussolini era veramente figlio di un uomo del popolo, di un fabbro d’origini umili. Fin da principio esternò anti-intellettualismo e avversità all’aristocrazia”. Ecco perché è bene non focalizzarsi sulla rappresentanza, “bensì sull’identificazione”.

Ecco, il riflesso col suo ego. È questo uno degli spunti che non solo ha portato Mussolini a mettere al centro della propaganda il suo corpo, ma anche a far leva sull’implicazione “chi non sta con me, è nemico del popolo”. Tanto usata nel passato contro i socialisti (“per la retorica fascista erano i portatori della peste asiatica, anti-italiani e quindi uccidibili”), quanto ripetuta a menadito nel presente “facendo prendere il loro posto dall’immigrato”, ha commentato Scurati.

Poi durante l’incontro lo scrittore ha messo in luce “la capacità politica di Mussolini di capire che la vita moderna stava pesando sugli individui e che fosse necessario puntare sulla paura e le passioni tristi”. Una questione che ha approfondito via via, prendendo per mano il pubblico: “La paura è un sentimento reattivo, introverso che affloscia, ammorba”. Paura delle speranze altrui, soffi sugli ardenti timori della borghesia e degli industriali. E poi l’ultimo scatto retorico del leader: “Il passaggio dalla paura all’odio, che invece è un sentimento attivo, estroverso ed euforizzante”.

Sentimenti sistemici e duraturi, che con la seduzione hanno portato all’affermazione di una personalità per un ventennio. “Mussolini aveva capito che il leader è colui che guida le masse senza precederle – ha detto Scurati – Una figura che indica gli obiettivi, ma sta un passo dietro a loro. Lui infatti fiutava cosa dicevano o pensavano le masse, ridotte poi in folla. Comprese i malumori e riempì il vaso vuoto della società con essi”.

Com’è arrivato Mussolini al potere? Scurati è imperturbabile: “Con una mano ha stuprato l’Italia, con l’altra l’ha sedotta. Gli arditi che aveva incontrato a Milano il 18 marzo 1919, durante la celebrazione della cacciata degli austriaci, erano professionisti della violenza e sono entrati fin dal 1919 nelle liste elettorali dei Fasci da combattimento”. A ruota arriva l’esegesi: “Il fascismo è violenza, sempre e comunque”.

Una signora in prima fila urla: “I fascisti stanno tornando, guardi a Firenze!”. Scurati, però, resta più cauto: “Non credo proprio. Non tornano nella loro forma storica, questa è una visione fuorviante. Piuttosto vengono ribadite pulsioni antidemocratiche in forme diverse, come in Ungheria e Polonia”.

A chiudere l’intervento, quindi lo scrittore ha anche ricordato che Torino è stata sì “una città odiata da Mussolini, dove veniva malvolentieri e c’era una dura opposizione operaia e comunista. Ma nel 1922 ci fu una strage squadrista che seminò decine di morti con cacce all’uomo e il successivo lancio dei cadaveri nel Po”.