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Sciopero generale di 24 ore “contro la finanziaria di guerra”: aggiornamenti in diretta

Anche Torino vive la forte mobilitazione di oggi, venerdì 28 novembre, in occasione della giornata di sciopero generale di 24 ore “contro la finanziaria di guerra”. L’appuntamento, annunciato settimane fa, è stato proclamato dalla sigla sindacale Cub e condivisa da Cobas, Usb e Sgb. Lo sciopero ha trovato l’adesione di organizzazioni, associazioni, partiti e collettivi universitari e studenteschi, oltre che movimenti come Torino per Gaza, Cambiare Rotta, Potere al Popolo, Partito Comunista Italiano e Non Una Di Meno.

“Giù le armi, su i salari. Contro la finanziaria di guerra e il governo Meloni. Con la Palestina libera, rompere con Israele”, è questo lo slogan che racchiude il senso della manifestazione. Tra le altre cose si chiedono maggiori investimenti in sanità, scuola, università, trasporti, la riduzione dei programmi di aumento della spesa militare e il rinnovo dei contratti collettivi scaduti con aumenti di stipendio che recuperino almeno l’aumento del costo della vita degli ultimi anni.

Il corteo parte alle 10 in piazza XVIII Dicembre, davanti alla stazione di Torino Porta Susa. Inevitabili saranno le ripercussioni sul traffico e sui mezzi di mezzi di trasporto pubblico e ferroviario.

12.21

La manifestazione ha raggiunto corso Inghilterra, all’altezza del Grattacielo Intesa San Paolo.

Giuseppe Fiorentino di Cobas ha affermato: “Siamo qui per svariate ragioni, per l’aumento delle pensioni, per i salari bassi, per i vincoli criminali europei, per il precariato. Ci sono dodici situazioni che noi oggi rivendichiamo”.

Massimiliano Corongiu ha aggiunto: “Anche solo una riforma fiscale che premia chi ha redditi oltre i 35mila, è una cosa che da operai non accettiamo facilmente perché quasi nessuno di noi arriva a quelle cifre. Non possiamo continuare ad accettare un paese dove si favoriscono i ricchi, e dove loro non investono sul futuro. Il problema è questo. Le uniche attività ormai ritenute proficue sono quelle militari. Intanto le aziende non producono ricchezza e pagano stipendi tra i più bassi d’Europa. Una volta si parlava di riduzione di orario di lavoro a parità dei salari. Oggi si parla di fare 13 ore. È un vento che attraversa tutta l’Europa. Dobbiamo chiederci che tipo di Europa vogliamo e che tipo d’Italia vogliamo”.

11.21

La manifestazione, partita davanti alla stazione di Porta Susa, ha raggiunto via Principi d’Acaja.

Enzo Miccoli dell’esecutivo regionale dell’USB del Piemonte ha commentato: “Siamo qua oggi perché riteniamo che in questo paese qualcosa si sia risvegliato, a cominciare dallo sciopero del 22 settembre per la Palestina. Da decenni in Italia non si vedevano manifestazioni significative con centinaia di migliaia di persone. Evidentemente la questione palestinese ha aperto gli occhi non solo sulla disumanità, la gravità della questione in sé, che comunque ci riporta a una situazione generale geopolitica del pianeta su cui comunque c’è un livello di coscienza importante e l’attacco a un popolo comunque ci riporta in maniera preoccupante indietro negli anni.

Questa barbarie però ha anche ricadute sulla situazione materiale dei lavoratori, dei lavoratrici, studenti, studentesse di questo paese. Da un lato perché c’è la questione al centro che è quella salariale. I stipendi in Italia negli ultimi trent’anni sono diminuiti. Il paese europeo in cui sono non solo saliti meno, perché appunto sono scesi, non sono più sufficienti a vivere una vita diminuita. L’USB nella sua piattaforma ha messo come cifra minima per vivere dignitosamente 2000 euro al mese. C’è una questione più generale che riguarda la finanziaria del governo Meloni che è una finanziaria orientata in maniera preoccupante al riarmo, alla spesa militare e che sottrae quindi risorse alla sanità, alla scuola, al welfare, al rinnovo dei contratti”.

10.50

Roberto Ciccarelli, di Rifondazione Comunista afferma: “Si danno i soldi ai signori della guerra, a chi è già straricco sulla pelle delle persone normali. Chiediamo anche la liberazione di questo compagno, Mohamed Shahin, deportato per non aver commesso alcun crimine ma per aver espresso una posizione a supporto della Palestina, per essere attivo nel movimento”.

10.38

Daniela è una consulente del lavoro e ha scelto di partecipare al corteo come singola: “Sono qui oggi perché ritengo che i diritti dei lavoratori siano calpestati. Io sono una consulente del lavoro e nel mio mestiere devo far rispettare le regole che tutelano i lavoratori. In vent’anni il potere di acquisto dei lavoratori si è perso. L’ho visto lavorando e le persone hanno un livello di coscientizzazione bassissimo. Proprio non hanno coscienza dei loro diritti. Non li capiscono. E adesso da quando c’è questo governo i datori di lavoro si sentono legittimati a fare quello che vogliono. E nel mio lavoro io mi sento rivolgere delle richieste che non sono ammissibili in uno stato di diritto”.

10.27

Marco Rosso dell’Istituto Flora (Liceo Economico Sociale): “Io sono qua perché sento che questa piazza può spezzare la passività delle persone. Le politiche dei vari governi sono state inefficaci e inefficienti. Oggi nelle scuole secondo me manca un’educazione civica fatta bene e manca anche un’educazione nel contesto storico nel quale viviamo che è una cosa particolarmente importante perché ci permette di vedere le cose che stanno succedendo oggi e paragonarle alle cose che sono successe nel passato e capire anche come imparare dai nostri errori indipendentemente dall’ideologia politica secondo me”.

10.25

Giulia Bertelli, coordinatrice provinciale CUB dell’Università Ricerca Torino ha risposto ai microfoni di Futura News sulle motivazioni dello sciopero: “La scuola oggi sciopera per molti motivi. Il principale è quello legato alla sottoscrizione contrattuale di un contratto già scaduto, perché copre un triennio che ormai è passato, che si conclude col 2024. Questo comporta una contrattazione di fondi che ormai non sono più aderenti a quello che è l’inflazione attuale, che darà agli insegnanti, in media, un aumento di 47 euro al mese, a partire dal mese di gennaio. Ovviamente il governo non ha nessun interesse verso la scuola pubblica, in quanto si è invece accalorato a trovare fondi per i genitori che decidono di scegliere le scuole paritarie.

Anche nella sanità ci sono contratti che non sono stati firmati, ma anche nella scuola, proprio perché sono avvilenti e svilenti. Peraltro c’è anche questa spada di Damocle che è il PNRR, che è una disgrazia sociale, perché non sono investimenti che produrranno nel futuro qualcosa di costante e costruttivo, ma sicuramente dovremmo ridarli, ma soprattutto hanno creato una tipologia di educazione nelle scuole, di corsi monopolizzati da quelle che sono le idee ministeriali, tutto basato sulla scienza, sullo STEM, nulla basato sulla parte letteraria e storica perché sia mai dare una formazione critica e storica ai docenti delle scuole pubbliche”.

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