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Sciopero farmacisti: “Salari inadeguati e bloccati da anni”

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Quasi 200 farmacisti dipendenti di farmacie private piemontesi si sono radunati il 6 novembre sotto la prefettura in piazza Castello a Torino per chiedere il rinnovo del contratto di lavoro, scaduto il 31 agosto 2024. La mobilitazione, della durata di 24 ore, è stata indetta in tutta Italia dalle sigle sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs dopo la rottura delle trattative con la rappresentanza datoriale Federfarma: i sindacati hanno reputato “inadeguata” la proposta di aumento di 180 euro lordi mensili per i prossimi tre anni fatta dall’associazione dei titolari nell’ultimo incontro tra le parti del 9 ottobre. La richiesta dei sindacati era invece di un aumento di 360 euro mensili.

In Piemonte sono circa 1.600 le farmacie private (convenzionate col Sistema sanitario nazionale) potenzialmente interessate dallo sciopero, oltre 18mila in tutta Italia. Al momento non è ancora possibile sapere il numero dei farmacisti che hanno aderito, ma il bacino dei dipendenti di private convenzionate è di circa 60mila lavoratori in tutta Italia, tra collaboratori e personale. Per tutta la durata della giornata resta comunque garantita l’apertura delle farmacie, in quanto erogatrici di servizi essenziali.

Manifestanti mostrano dei cartelli durante il presidio in piazza Castello.

La piazza

“È la prima volta che sciopero in vent’anni di lavoro, ma stavolta proprio si doveva – racconta una manifestante -. Dal 2011 abbiamo avuto un aumento salariale di soli 187 euro, io ne prendo 1.600 euro al mese: tanto quanto un commesso, dopo aver svolto però anni di studi universitari. Inoltre svolgiamo un numero sempre più alto di mansioni”. Sotto accusa c’è infatti il valore degli stipendi, ritenuto inadeguato in confronto al carovita e troppo basso per il numero di attività svolte dalle farmacie, diventate sempre più “farmacie dei servizi”: “Facciamo tutto, dalla telemedicina ai vaccini e Federfarma vuole corrisponderci la metà dell’aumento richiesto, di 360 euro, che dovrebbe colmare il carovita”, dice un altro farmacista. “Oggi i laureati in farmacia sono sempre di meno, in un momento in cui una farmacia necessita di più addetti per gli aumentati servizi – gli fa eco una collega -. Oltre alla crisi delle vocazioni per le professioni sanitarie, influiscono anche i costi che noi farmacisti dipendenti dobbiamo sostenere per lavorare: dobbiamo pagare l’Ordine e l’Empaf, il nostro ente previdenziale, di fatto guadagnando meno di un commesso che non deve pagare nessun ordine”. Altri manifestanti segnalano che diversi colleghi hanno deciso di non partecipare “per paura di ripercussioni da parte del titolare”: “Siamo molto vulnerabili anche da questo punto di vista”.

L’intervento dei sindacalisti al presidio.

I sindacati

Alle 12 una delegazione formata da sindacalisti e lavoratori è stata ricevuta in prefettura. “Oggi è una giornata storica per il settore delle farmacie – ha detto il segretario di Uiltucs Piemonte Cosimo Lavolta -. Dopo nove anni di vacanza contrattuale, nel 2021 abbiamo rinnovato un contratto bidone, con soli 80 euro di aumento contrattuale. Ora vogliamo recuperare tutta la vacanza contrattuale e tutta l’inflazione che non ha pagato quel contratto”. Per Marilena Rocco di Fisascat Cisl, “Vedendo la partecipazione di oggi, Federfarma dovrebbe cambiare idea su quello che ha pensato fino adesso: pensava che la categoria non reagisse a un contratto pirata o comunque a delle condizioni non favorevoli per i suoi lavoratori, che invece finalmente hanno preso coraggio”. “Ormai i farmacisti sono assolutamente consapevoli di vivere in condizioni non più tollerabili – ha aggiunto Fabio Favola, segretario della Filcams Piemonte -. Credo che questo sia un primo segnale molto forte, ma dovremo dare continuità a questa mobilitazione fino a quando riconquisteremo il tavolo della trattativa e soprattutto conquisteremo gli obiettivi delle nostre rivendicazioni”. Dal lato dei datori di lavoro, Federfarma prima dello sciopero aveva invece lamentato come lo sciopero e “una costante rigidità” dei sindacati starebbero “solo rallentando le trattative e il miglioramento delle condizioni dei dipendenti”.

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