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Scienziate e ingegnere allo Space Festival: mai più l’unica donna nella stanza

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“Ecco la sala di controllo affollata di un lancio Apollo. Quella che vedete è una signora, che per molto tempo è stata the only woman in the room”. Patrizia Caraveo, astrofisica, usa foto d’archivio emblematiche. Parla dell’aerospazio come di un mondo tradizionalmente a prevalenza maschile. Lo dimostra anche la seconda immagine proiettata, che ritrae una schiera di fieri astronauti pronti a un lancio nello spazio, tutti uomini. “E non è così solo in orbita, ma anche sulla terra”.

Caraveo è ospite di un panel dello Space Festival, la quattro giorni dedicata a scienza e spazio che si tiene a Torino da giovedì 4 maggio. È circondata da colleghe appassionate di spazio dai curricula eccezionali e dalla lunga esperienza professionale. Ad alcune di loro non piace ”parlare di gender” perché “il cervello umano è uguale per tutti”. Dicono che accettano la necessità delle quote rosa solo ai livelli apicali perché è lì che le donne si scontrano con il famoso “soffitto di cristallo”, ma che alla base non vedono oggi discriminazioni particolari. Ironizzano sulle battaglie della sociolinguistica per il linguaggio inclusivo. È il tema del merito al centro dei loro discorsi.

Ci sono scienziate e ingegnere tra Patrizia Caraveo, Fulvia Quagliotti, Maria Antonietta Perino, Barbara Negri e Alba Zanini. C’è anche Claudia Segre della Global Thinking Foundation, impegnata in varie forme nella formazione e nell’educazione di genere. Sono moderate da Giuliana Mattiazzo, vicerettrice per il Trasferimento Tecnologico del Politecnico di Torino. La loro esperienza, appunto, eccezionale, non deve essere sminuita dall’insinuazione del favoritismo di genere. Non ci stanno ad accettare che la loro eccezionalità sia anche il frutto di una discriminazione sistemica e di resistenze culturali che limitano l’accesso delle ragazze allo studio di materie Stem (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica).

In un ambiente accademico a misura di uomo – quando Maria Antonietta Pierino ha iniziato a studiare al Politecnico “non esistevano nemmeno i bagni per le donne!” – dev’essere stato estenuante trovarsi a dover comprovare regolarmente le proprie competenze, perché il pregiudizio di genere era sempre dietro l’angolo. A una conferenza negli Stati Uniti a Fulvia Quagliotti si è avvicinata una donna che le ha chiesto “qual è suo marito, tra i relatori?”.  Lei le ha risposto “mio marito è a casa con nostro figlio piccolo. La relatrice sono io”.

Per le meno ottimiste, il tempo necessario per ridurre il gender gap, gli stereotipi, la subordinazione, potrebbe davvero misurarsi in anni luce. Nella conferenza di oggi, però, più che la critica sociale ha prevalso l’orgoglio di avercela fatta. Le ospiti del panel Le donne per la scienza e per lo spazio non sono solo donne di successo. Sono un tassello nella narrazione collettiva delle donne. Chi ha deciso di studiare ingegneria aerospaziale e fisica nucleare oggi ha potuto sbirciare nel futuro, e immaginarsi a capo del prestigioso distretto aerospaziale del Piemonte, per esempio, o tra le fila delle astronaute della Nasa.

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