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Scienza Nuova: tecnologia e umanesimo uniti per il futuro di Torino

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I nuovi alleati del XXI secolo sono due, e si chiamano tecnologia e umanesimo. Torino è il luogo prescelto per siglare quest’alleanza. La custodisce nell’istituto di studi avanzati Scienza Nuova, che verrà presentato oggi – mercoledì 20 aprile – alle ore 17.30, nella sala d’onore del Castello del Valentino. Il progetto, nato tre anni fa dalla collaborazione tra Università e Politecnico, ha l’ambizione di essere punto d’incontro delle discipline umanistiche e di quelle politecniche: un ponte tra i saperi, per costruire il futuro di Torino.

“Si tratta di aprire una via europea allo sfruttamento dei dati”, spiega il filosofo Maurizio Ferraris, presidente di Scienza Nuova. “Torino, ossia il territorio che ha visto nascere l’Olivetti e ha una università e un politecnico molto più importanti di quanto non suggerirebbe la base demografica, sembra ben piazzata in questa direzione. In questi tre anni abbiamo cercato dei partner operativi per sviluppare le nostre ricerche, li abbiamo trovati e ora siamo in grado di rendere conto dei nostri primi risultati, ottenuti malgrado la pandemia”. Risultati che verranno presentati oggi da Ferraris, insieme con il rettore del Politecnico Guido Saracco, la prorettrice dell’Università Giulia Carluccio, Alessandro Zennaro – vicerettore alla terza missione dell’Università, e Giovanni Durbiano, rappresentante del consiglio scientifico di Scienza Nuova.

“Università e Politecnico sono due grandi realtà complementari, che a lungo si sono guardate con sospetto perché i tempi non erano maturi, e tra umanesimo e tecnologia sembrava, a torto, che ci fosse un abisso”. Ma non è così, e per capirlo basta guardare alla storia: Scienza Nuova deve il suo nome al celebre trattato di Giambattista Vico, che già alla fine del 1700 sosteneva la necessità di studiare la realtà integrando tra loro due discipline – la filologia, che consente di accertare i fatti particolari seguendo un metodo scientifico, e la filosofia, che è la ricerca del vero e delle leggi generali alle quali i singoli eventi possono essere ricondotti. Nell’era dell’avvento della tecnologia e del proliferare dei dati, il ragionamento vichiano è ancora attuale: “Non bisogna dimenticare che la comprensione delle potenzialità del Web ha avuto luogo in California e non in Texas (dove pure c’era Texas instruments) perché lì c’era tanta riflessione umanistica e politica”, chiarisce Ferraris.

L’umanesimo a servizio della tecnologia, e viceversa. Per ideare e potenziare un nuovo modello di “Webfare”, tema coniato dal filosofo nel suo libro Documanità, uscito per Laterza nel 2021: “Il progetto di Webfare elaborato da Scienza Nuova vuole andare al di là della critica e proporre l’invenzione. Gli americani si sono inventati il liberismo digitale, i cinesi il comunismo digitale, come europei possiamo creare l’umanesimo digitale. Poiché abbiamo il diritto di chiedere alle piattaforme i dati che generiamo (è una legge dell’UE), bisogna creare delle piattaforme civiche e umanistiche che richiedano, amministrino e capitalizzino questi dati, con il nostro consenso, restituendo all’umanità il valore che essa stessa produce con la sua attività sul web”.

Quali obiettivi si prefigge “Scienza Nuova” per il futuro? “Sotto il profilo pratico, trovare quanti più partner, culturali, politici e industriali, per sviluppare e potenziare il Webfare, facendo di Torino una realtà pilota e un laboratorio sociale, tecnico e politico. Sotto il profilo teorico (perché siamo professori e amiamo le teorie) sviluppare le straordinarie possibilità di questo patrimonio dell’umanità che è il Web”. Un capitale tanto più ricco quanto più condiviso.