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Sci alpinismo, a Sestriere una prima volta con vista Olimpiadi

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Sulla pista olimpica Kandahar Giovanni Alberto Agnelli di Sestriere il 16 gennaio si è scritta una piccola pagina di una lunga storia. Uno sport antico – lo sci alpinismo – ha esordito come disciplina alle Universiadi, la 78sima ad aggiungersi all’elenco di quelle riconosciute dalla Federazione internazionale degli sport universitari (Fisu). Un esordio che ne anticipa un altro, quello in programma il prossimo anno alle Olimpiadi invernali di Milano e Cortina: qui sulle piste di Bormio lo “ski mountaineering” farà il suo debutto tra le discipline olimpiche, dopo l’introduzione approvata dal Comitato olimpico internazionale (Cio) nel 2021.

Come si gareggia

Nello sci alpinismo gli atleti, oltre alle discese, devono affrontare anche le salite, per un tratto con gli sci ai piedi, per un altro di corsa senza sci. Caratteristiche che rimandano a tempi remoti, in cui gli sci erano usati per muoversi tra i monti e i pendii innevati. Alle Olimpiadi invernali 2026 lo sport sarà presente con due specialità: lo sprint e la staffetta mista. Nello sprint, gli atleti percorrono in salita prima un primo tragitto di corsa a piedi, poi un altro con gli sci e pelli di foca per aderire al terreno in salita senza scivolare all’indietro. L’ultima parte del percorso prevede infine, una volta arrivati in cima, una discesa con gli sci fino al traguardo: in media ogni batteria di una gara dura circa tre minuti e mezzo. Un po’ più lunga la staffetta mista, in cui le salite e le discese da percorrere sono due.

Ai Fisu Games di Torino a queste due specialità se ne aggiunge un’altra, chiamata “vertical”, senza discesa ma soltanto con una salita più lunga che nello sprint e nella staffetta. La gara di sprint si è disputata il 16 gennaio, quelle di staffetta mista e di vertical sono invece in programma il 17 e il 19, sempre a Sestriere (qui i risultati).

L’italiano Leonardo Taufer durante la gara di sci alpinismo sprint del 16 gennaio (foto di Mattia Giopp).

La squadra italiana

Sono 14 i Paesi rappresentati nello sci alpinismo ai giochi universitari invernali di Torino. L’Italia compete con otto studenti-atleti: Alice Maniezzo (Università eCampus), Clizia Vallet (Università della Val d’Aosta), Silvia Berra e Noemi Junod (entrambe dell’Università Telematica Pegaso) tra le donne, Giuseppe Cantamessa (Università di Torino), Marco Salvadori (Università di Brescia), Leonardo Taufer (Università di Trento) e Rocco Baldini (UniPegaso) per gli uomini. Tutte promesse della disciplina, tre di loro cullano addirittura la possibilità di partecipare alle Olimpiadi 2026: Baldini, Taufer e Junod, inseriti nella squadra under 23 – i primi in quella maschile, la seconda in quella femminile – per i Campionati del mondo Ismf 2025, dal 2 al 9 marzo a Morgins in Svizzera, validi anche per la qualificazione a Milano e Cortina. Tra gli “osservati” ci sono invece Marco Salvadori, Clizia Vallet e Silvia Berra.

Il sogno olimpico

Per andare alle Olimpiadi invernali il percorso è ancora lungo: “Come nazione ospitante ci spetta di diritto una squadra, indipendentemente dai risultati, poi abbiamo la possibilità di qualificare una seconda”, spiega Laura Bettega, coordinatrice delle squadre nazionali di sci alpinismo, ai Fisu Games in qualità di responsabile del gruppo azzurro. Per i nostri atleti, un’altra finestra per guadagnarsi un posto alle Olimpiadi saranno anche il ranking olimpico della staffetta mista e il ranking olimpico della sprint, con il periodo di qualificazione dal 1° novembre 2024 al 21 dicembre 2025.

Per i tre azzurri delle Universiadi inseriti anche nelle squadre italiane per la Coppa del Mondo di sci alpinismo, la vista sulle Olimpiadi è gestita con prudenza: “Ovviamente è il sogno nel cassetto di ogni atleta, però sappiamo che essendo la prima volta dello sci alpinismo sarà difficile essere scelti”, dice Noemi Junod, prima nel vertical tra gli under 23 ai Campionati italiani di Nevegal del 28 dicembre 2024.

“È di buon auspicio essere all’interno della nazionale, però non è mai detto: bisognerà comunque aspettare le gare di selezione e poi si vedrà”, le fa eco Leonardo Taufer, quarto nella gara sprint del 16 gennaio alle Universiadi, dopo un combattuto testa a testa per il terzo posto. Chi alle Olimpiadi per lo sci alpinismo ci è già stato, vincendo la medaglia più ambita, è Rocco Baldini, che nel 2020 ha vinto l’oro nello sprint alle Olimpiadi giovanili di Losanna, primo preludio olimpico per lo ski mountaineering: “Le Olimpiadi sono una bella ambizione – dice -. Il periodo di preparazione è la parte più grande, perché poi i giorni di gara là sono due o tre: per l’anno prossimo sarà ancora più complicato visto che per tutta la stagione ogni gara è una selezione. Cercherò di fare del mio meglio”.

Il valtellinese Rocco Baldini sugli sci

Uno sport in pericolo?

Junod, Taufer e Baldini, come gli altri atleti che praticano sci alpinismo, nei mesi più caldi d’estate alternano corse in alta quota, bicicletta, salite in ghiacciaio per tenersi in allenamento quando di neve non ce n’è se non alle quote più alte. Negli ultimi anni, però, anche in inverno, sulle Alpi italiane, di neve se ne vede sempre meno: “La situazione della neve come quella ambientale non è delle migliori, siamo senz’altro preoccupati”, dice Taufer.

Il perché lo spiega Junod: “Lo sci alpinismo è uno sport che si fa soprattuto fuori pista, quindi anche se sulle piste viene sparata, se la neve manca fuori pista non si riesce più a fare lo sci alpinismo vero”, dice. E sì che, dice Baldini, “di sport ecosostenibili come lo sci alpinismo non ce ne sono: non si ha bisogno di impianti di risalita, di strutture e di piste battute, è uno sport che nasce in alta montagna e nei boschi, fuori dai percorsi già organizzati”.

Noemi Junod, in gara ai Fisu 2025 domenica 19 gennaio nella specialità vertical

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