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Scende la fiducia, cambiano i riferimenti: l’informazione online oltre le testate tradizionali

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“Cala il traffico delle principali testate sia nazionali che locali, ma non la fruizione complessiva delle news online: è evidente che, quanto a informazione, i riferimenti del pubblico stiano cambiando”. Ne è sicuro Pierluca Santoro, analista di Data Media Hub, centro di ricerca che da anni monitora l’evoluzione delle news digitali, che ha elaborato i dati pubblicati nel rapporto Audiweb relativo al mese di gennaio 2022.

I numeri dei siti web delle principali testate del nostro Paese sono tutt’altro che positivi: a gennaio l’audience delle news online è diminuito del 2,9% rispetto all’anno prima, malgrado un aumento di poco più del 4% rispetto a dicembre 2021. Delle ventuno testate prese in considerazione, soltanto sei registrano un traffico maggiore rispetto all’anno scorso, ma si tratta di portali più piccoli e con quote molto volatili. Sia per “La Repubblica” che per “Il Corriere della Sera”, ad esempio, il trend è negativo, con la prima che, in un anno, ha perso più di mezzo milione di utenti unici nel giorno medio: da 3 milioni e 705mila di gennaio 2021 ai 3 milioni e 180mila di gennaio 2022. E i numeri del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari sono addirittura in leggero miglioramento, dato che gennaio è stato il primo mese con in cui il sito è stato raggiunto da più di 3 milioni di persone in media giornaliera, dopo sette in cui tale soglia non era stata superata.

Tra i motivi c’è un generalizzato calo di fiducia verso principali testate, e l’infodemia (termine che non a caso proprio quest’anno ha fatto il suo ingresso nei dizionari di italiano) generata prima dal Covid e ora dal conflitto in Ucraina. “Incrociando i dati – spiega Santoro – emerge come questi due fattori stiano spostando il pubblico verso siti di informazione alternativa, la cui affidabilità è tutta da dimostrare. Ora con la guerra i giornali più importanti recupereranno terreno e già si parla di un nuovo boom, dopo quello di marzo 2020”. Un aumento di traffico destinato probabilmente a durare dopo, per poi crollare nuovamente non appena calerà l’attenzione mediatica sull’evento, come avvenuto con la pandemia. “Secondo quanto riporta l’Eldelmann Trust Barometer del 2021, a livello globale le persone considerano i media non competenti e non etici, questo spiega tutto”, prosegue Santoro.

Il volatile aumento di visite che si registrerà in occasione dell’invasione dell’Ucraina non sarà nemmeno una boccata d’ossigeno a livello economico. Secondo l’analista questo traffico non verrà monetizzato perché gli inserzionisti non vogliono essere comparire vicino a notizie drammatiche, così come avvenuto per la pandemia. “In sede contrattuale chi compra lo spazio inserisce delle parole chiave a cui non vuole essere associato – spiega Santoro – e non a caso nel 2020 abbiamo assistito a un crollo della raccolta pubblicitaria dei quotidiani, nonostante un traffico cresciuto in alcuni casi di più del 50%. Ci possiamo immaginare uno scenario simile anche in questo periodo: già i dati di gennaio 2022 gli introiti da inserzioni dei siti di informazione sono pressoché stabili rispetto al gennaio 2021, mentre quelli degli Ott, come Facebook e Google, crescono in maniera vertiginosa”, conclude Santoro.