Il lungo applauso di una platea composta esclusivamente da studentesse e studenti da tutta Italia accoglie sul palco della Sala Oro del Salone del libro Roberto Saviano. L’autore di bestseller come Gomorra e La paranza dei bambini presenta il suo nuovo romanzo Cuore puro, la storia vera di quattro amici dell’area nord est di Napoli cresciuti nel segno dell’amore per il calcio: “Sta piacendo molto alle scuole perché forse chi lo legge riesce a immedesimarsi di più con i protagonisti”.
Una passione per lo sport intesa a modo loro, giornate intere passate a rincorrere un Super Santos, macchia d’arancione sospesa tra l’azzurro del cielo e il grigio dei palazzi roccaforte della Camorra. Sono i più forti del rione dei Fiori a Scampia, (“il cosiddetto terzo mondo” ricorda Saviano), ed è proprio per questo che la malavita locale gli mette gli occhi addosso. Facendo leva sul loro amore per lo sport, valvola di libertà, arriva un inganno meschino che cambierà la loro vita: pagati per giocare – sembra un sogno! – ma a patto di tenere sempre gli occhi vigili e con l’obbligo di avvertire quando qualche auto sospetta si avvicina alla piazza di spaccio, il loro campetto.
Lo sport come una boccata d’aria nelle difficoltà quotidiane: nel libro il calcio di strada trova una nuova celebrazione letteraria nella città che forse più di tutte lo vive in maniera viscerale e in un anno, da questo punto di vista, storico: “Napoli avrebbe infinite possibilità se avesse maggiori investimenti” ha dichiarato Roberto Saviano, che ha poi aggiunto però come proprio la Ssc Napoli sia stata “la prima società ad aver cacciato il crimine organizzato dalla curva, a differenza delle squadre del nord Italia”.
Un libro nato dall’esperienza giovanile di Saviano: “Quando avevo 25 anni uscivo di casa e con la mia Vespa andavo sui luoghi degli agguati di camorra per vedere cos’era successo” ricorda l’autore. “Lì ho visto la morte e ho imparato a riconoscerla, tra il dolore e lo scuorno di chi esalava a terra l’ultimo respiro. È stato questo a farmi entrare nella società dei grandi”. Il racconto della sua terra è una costante nell’opera letteraria dell’autore, ma raccontare realtà così complesse è difficilissimo perché “senza qualcuno disposto a pubblicare ciò che si scrive, il rischio è di rimanere soli”. In questo i social network hanno rappresentato una svolta anche per Roberto Saviano, che puro resta strenuo difensore del libro contro la rapidità e la sintesi imperanti nell’era del digitale: piattaforme come Instragram e TikTok hanno avuto e hanno un ruolo fondamentale in quanto “luoghi di lotta politica e di comunicazione che permettono di ridurre le distanze e abbattere le barriere per raggiungere un numero incredibile di persone”.
“La lettura è un gesto attivo”
“Quando vediamo un film o siamo a un concerto ci emozioniamo, ma passivamente. Quando leggiamo, invece, è l’unico caso in cui siamo attivi perché ciò che leggiamo lo immaginiamo, lo creiamo e lo viviamo”. La lettura diventa un esercizio per imparare a parlare, ragionare e affrontare meglio i problemi con spirito critico: “Se vi prendete tempo per leggere la vostra vita cambierà, più approfondite e conoscete, meno vi fottono”, dice Saviano senza peli sulla lingua. E dunque: “Se non lo fate non cambia niente, ci mancherebbe, ma non saprete mai quanto sarà facile fregarvi e imporvi la propaganda”.
La presentazione di un libro che parla di giovani è l’occasione perfetta per rivolgersi proprio ai tanti giovanissimi che affollano la sala e per spiegare il complesso meccanismo delle mafie, a partire dal tema della droga: “chiariamo una cosa, chi cade nella dipendenza finisce in carcere ma non come duro, ma come nu strunz“. Mantenendo sempre un tono sottilmente ironico con l’intento di demistificare il peso che la malavita indubbiamente detiene in ampie porzioni di territorio, Saviano racconta poi come funzionano i meccanismi dello spaccio, svela i codici degli uomini d’onore, descrive il “welfare state delle mafie” e mette in scena, col solo uso delle parole, un rituale di affiliazione in piena regola. Terminati gli aneddoti, lo scrittore torna subito serio e, rivolgendosi al pubblico, dice: “È incredibile che ci si possa bruciare l’esistenza per spiccioli. L’affiliazione alla criminalità organizzata ti offre un’identità che la società non riesce a darti. Le mafie ti responsabilizzano, le aziende no”. Infine, una riflessione sul titolo del romanzo: “A rendere puro il cuore dei protagonisti è la lealtà tra loro e l’amore per il pallone”. È proprio quest’unica passione a risplendere in un mondo soffocante in cui tutto il resto compromette e sporca ciò che invece è per sua natura puro: “Ti salvi restando fedele alla parte giovanile, pura, leale che dentro di te esiste e non svanirà mai, per quanto nascosta e insozzata”.