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#SaveMasaferYatta: un incontro sulla situazione palestinese

Nidal Younes, capo del Consiglio di Masafer Yatta, Eid Hazelin, attivista e fotografo, e Haitham Abu Subham, attivista e preside di una scuola secondaria, stanno raccontando in varie città italiane le loro testimonianze sulla questione palestinese. Lunedì sera hanno portato la loro voce al Centro Studi Regis di Torino. #SaveMasaferYatta, l’evento organizzato in collaborazione con Assopace Palestina e BDS Torino, ha l’obiettivo di far emergere la situazione della comunità di Masafer Yatta, un territorio a sud di Hebron, in Cisgiordania.

I 12 villaggi che lo compongono si trovano sotto controllo militare e amministrativo israeliano. La delegazione ha sottolineato che attualmente più di 1300 persone rischiano l’espulsione dal territorio, dopo che la Corte Suprema di Gerusalemme ha dato il via libera per rendere 8 dei 12 villaggi di Masafer Fatta una zona militare. “È un luogo in cui non c’è nessun diritto riconosciuto né dalla comunità internazionale, né dagli uomini. I crimini vengono compiuti sotto il silenzio di tutti. Tutto ciò che riguarda la vita delle persone viene distrutto”, racconta Nidal Younes. “La mia famiglia ha la proprietà di un territorio da centinaia di anni, eppure non posso costruire nulla”, dice Haitham Abu Subham. Persino l’acqua è razionata, e viene venduta ai palestinesi a prezzi maggiorati.

Il preside si sofferma sulla condizione delle scuole: un ragazzo ha perso un braccio andando a scuola, un altro è morto. Sopra le scuole, spesso si vedono volare gli elicotteri militari. “I nostri ragazzi non vivono l’infanzia, sono nati grandi” continua Haitham Abu Subham. Spesso, gli insegnanti vengono bloccati dall’esercito e non riescono a raggiungere le scuole. Ma il preside non vuole che i ragazzi perdano la fiducia nel futuro: “Ogni giorno esco di casa e ringrazio Dio se la scuola non è ancora stata distrutta. Ai ragazzi ripeto che è importante studiare: dobbiamo acquisire gli strumenti per raccontare al mondo che cosa sta succedendo”. 

La speranza della delegazione è quella di riuscire a portare un cambiamento nei territori palestinesi con l’aiuto della comunità internazionale e dei volontari.