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Sabatini: “Come ds sono ancora molto bravo”

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“Come direttore sportivo sono ancora molto bravo, e lo sarò sempre. Dopo la fine della carriera da calciatore pensavo di aver chiuso col calcio. Ho dovuto cominciare a lavorare molto per ripropormi a un livello dignitoso”. Walter Sabatini, ex ds, tra le altre, di Roma e Inter, pensa di poter avere ancora spazio nel calcio attuale.

Il dirigente umbro è al Salone del Libro per presentare la sua opera il mio calcio furioso e solitario, dedicato al figlio Santiago, dove racconta la sua vita sia professionale che privata: “A giugno e luglio mi son trovato senza lavoro e quindi era il momento di scrivere e di raccontarmi, soprattutto a mio figlio”.

“La mia vita – continua Sabatini – l’ho presa a pallonate, è stata bellissima, ma ora la salute sta pagando il conto. Se c’era da fumare 60 sigarette un giorno, potevo arrivare a fumarne anche 70. Sto pagando tutto ciò, ma ho la fortuna di poter contare su mia moglie che mi sta aiutando e sostenendo molto”.

“La fortuna mi ha assistito moltissimo”

Sono stato molto fortunato. La fortuna mi ha assistito moltissimo nella vita. Da ragazzino mi ha evitato la morte perché ero fuori di testa” dice Sabatini. “Sono stato alla Lazio per puro caso, visto che dovevo scontare una squalifica”.

Poi l’ex dirigente della Salernitana parla della squadra in cui è stato e dove ha lasciato il segno: “A Palermo ho fatto cose importanti, ho lanciato giocatori come Cavani e Pastore. Lottavamo per la Champions. Esser stato ds della Roma è motivo di grande orgoglio. La salvezza della Salernitana è stata un’esperienza straordinaria e inaspettata”.

“Gli aspetti intorno al calcio – dice Sabatini – sono cambiati, ma non l’essenza di questo meraviglioso sport. Chi lavora nel calcio lo fa per gioia della gente. Io però sento tanto anche la tragedia, che c’è sempre. Basti pensare a quei giocatori giovani che subiscono infortuni seri e che per questo devono porre fine alla carriera”.

“Zamparini mi manca moltissimo”

Nella sua carriera Sabatini ha incontrato molti presidenti e allenatori, e a alcuni di loro è rimasto legato: “Zamparini, l’ho scritto anche nel libro, mi manca moltissimo. Non ci sono più presidenti come lui. Rivolgo sempre un pensiero a Mihajlovic, che ha lasciato una famiglia meravigliosa, e anche a Renato Curi. Una morte ingiusta, la sua”.

Inevitabile, poi, un commento su due tra gli allenatori più in voga di questo momento, Spalletti e Mourinho: “Spalletti è pieno di tormenti, non acchiappa la felicità, non riesce a godersi il momento. Mourinho ha compiuto un’opera grandiosa. Dopo la prestazione di ieri a Leverkusen, ha trasformato 11 giocatori in 11 eroi”.

Chiusura dedicata al figlio: “Conoscendolo, credo che questo libro gli piacerà. Ora prepara gli esami, ha fatto un podcast con gli amici. Non voglio neppure che lo legga ora, ma tra 3-4 anni. Perché lo potrà capire meglio”.

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