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Russia-Ucraina, quando anche tra chi studia le idee sono poche e confuse

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I vetri delle facciate del Campus Luigi Einaudi si dimostrano sempre più sottili e trasparenti. In una delle culle dell’istruzione universitaria torinese, la percezione della realtà è tutt’altro che distante rispetto all’esterno. Scambiando due parole con gli studenti all’interno del polo riguardo ciò che sta succedendo in Ucraina, con la tensione altissima per un possibile attacco russo, ci si rende conto che il livello informativo è abbastanza approssimativo, nella maggior parte dei casi si ha solo un’idea vaga della situazione, della posta in gioco, dei pericoli, degli attori. Circostanza ancor più particolare se si pensa che dentro le aule del campus tutti i giorni si tengono, tra gli altri, i corsi della Scuola di Scienze Politiche, area di studi per cui l’interesse verso una questione simile dovrebbe essere rilevante. Finora non c’è stata alcuna lezione o dibattito organizzato sul tema, qualche professore dice al massimo di sperare che una proposta di confronto arrivi dai collettivi di studenti.

“Non sono molto informato” è la frase che quasi tutti premettono al loro intervento, chi con un filo d’imbarazzo, chi per timore di incappare in errori grossolani. Tra coloro che hanno seguito la vicenda con un minimo di approfondimento, l’attenzione si è alzata solo negli ultimi giorni, quando ha iniziato a dominare le prime pagine italiane e internazionali. “Mi sono reso conto della gravità della situazione quando il presidente francese Macron si è recato in Russia per incontrare Putin – racconta uno studente – e sono preoccupato perché per la prima volta da quando sono nato c’è il rischio di una guerra vicino al mio Paese, con una cultura assimilabile alla nostra”. La maggior parte dei ragazzi, in ogni caso, non crede che possa scoppiare un conflitto nei prossimi giorni, tutti concordano sul fatto che non sarebbe uno scontro tradizionale, ma che si avvicinerebbe più a un kolossal hollywoodiano. “Mi aspetto una guerra fondata sugli attacchi informatici” dice qualcuno, “ho paura di un conflitto nucleare” gli fanno eco altri.

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Sulle ragioni di una o dell’altra parte, in pochi si espongono, anche se tra le righe emerge un leggero favore per l’Ucraina. “Mi ricorda la questione Cina-Tibet, mi sembrano situazioni abbastanza simili”, sottolinea uno studente di comunicazione politica. “Da una parte c’è una forza che vuole riprendere quello che pensava essere suo, dall’altro un Paese senza alcuna volontà di seguire questa retorica”. “Ci troviamo di fronte a un regime come la Russia che non è per nulla democratico – sostiene un docente di Antropologia – con l’ambizione di confermare la sua influenza in quell’area, mentre la Nato si è intromessa dando seguito a una strategia espansionistica”.

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