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Rivedere le comunità energetiche per mettere al centro il consumatore 

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Le comunità energetiche rinnovabili note come Cer sono delle organizzazioni in cui cittadini o attività commerciali si uniscono per produrre, scambiare e consumare energia da fonti rinnovabili su scala locale. L’obiettivo è quello di creare una rete dove i soci che ne fanno parte partecipano alle varie fasi di produzione e scambio dell’energia al fine di ridurre i costi e promuovere un modello energetico alternativo.

“Le Cer sono uno strumento molto utile ma per il regime attuale i consumatori finali non riescono a beneficiarne abbastanza. Per questo motivo è difficile per un ente pubblico come noi riuscire a entrare in una comunità, bisogna cambiare.” ha spiegato Caterina Greco, consigliera comunale della città metropolitana di Torino, durante la commissione energia che si è svolta il 27 maggio.

Il problema che è emerso è che le comunità energetiche per come sono strutturate tutelano di più il mercato. “La normativa sembra voler contenere le comunità piuttosto che promuoverle” aggiunge Angelo Tartaglia, professore di Fisica del Politecnico di Torino. “Chi è dentro una comunità vuole chiaramente acquistare meno energia per poterla distribuire all’interno fra i soci e razionalizzare i costi. Questo è l’obbiettivo di fondo di una realtà ispirata al sociale come una comunità, ma che evidentemente stride con la volontà del mercato. Questo è un nodo che deve sciogliere la politica e di cui non si sta occupando.”

In una situazione di grave emergenza climatica stimolare una innovazione giuridica che valorizzi di più le Cer è necessario. L’obiettivo è agevolare la creazione di realtà che promuovano l’utilizzo di energia pulita e consentano il calo drastico delle emissioni.

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