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Torino, 1940: la realtà virtuale fa rivivere il primo bombardamento in città

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“Non pensavo di dovermi ricordare un’altra guerra”. Una donna è seduta accanto alla figlia in uno scantinato di Torino, vicino a lei c’è sua figlia, cercando di proteggersi a vicenda. Fuori sono cominciati i bombardamenti dei britannici, gli aerei sorvolano sulla città, da lì, a dodici metri di profondità, si sente tutto.

È la notte tra l’11 e il 12 giugno 1940, l’Italia è appena entrata dentro il secondo conflitto mondiale. Torino ne paga immediatamente le conseguenze: comincia il primo di una lunga serie di attacchi aerei. In cinque anni la città sarà bombardata più di cinquanta volte. Le forze alleate volevano colpire le fabbriche e le ferrovie, in realtà provocheranno distruzioni e morti in tutta la città. I torinesi provano a proteggersi costruendo trenta rifugi pubblici, in cui donne, uomini e bambini provavano a nascondersi quando cominciavano gli attacchi.

Da oggi, per la prima volta, al Museo diffuso della Resistenza di corso Valdocco 4 a è possibile rivivere, nello stessi rifugio Antiaereo, i momenti dei bombardamenti che hanno colpito la città fino al 1945. Grazie alla realtà virtuale, da oggi 12 giugno fino al 30 dicembre 2018, i visitatori attraverso cuffie e occhiali speciali cominceranno un percorso che li porterà in prima persona dentro la Seconda guerra mondiale a Torino.

 

Torino, 12 giugno 1940 è un percorso interattivo che comincia da una scena di vita quotidiana in una casa del centro della città: “Un giornale sopra la scrivania dà notizia del conflitto, una signora sente un boato, apre le tende della camera e sente i lampi dei bombardamenti. Subito dopo si sente la deflagrazione percepibile non soltanto attraverso le immagini e i suoni del visore, ma anche grazie alle vibrazioni delle sedie e di ciò che sta intorno. Subito dopo la scena si sposta proprio nel luogo in cui è stato costruito il rifugio, dove uomini e donne cercano di farsi forza a vicenda, i rifugi negli anni diventano luoghi di aggregazione per la comunità.

Il Museo della Resistenza negli anni quaranta è stato infatti il rifugio aziendale del quotidiano “La Gazzetta del Popolo”. Sono passati settantotto anni ma tutto è rimasto com’era, un cartello posto all’ingresso del rifugio recita ancota; “Il pubblico è pregato di mantenere la calma e di utilizzare tutti gli spazi nell’interno del ricovero al fine di consentire posto alle persone che seguono”. Questo spazio, rimasto intatto e quasi spoglio è pensato per conservare la memoria e, grazie ai nuovi strumenti multimediali, tramandarla anche alle nuove generazioni.

La mostra multimediale, progettata dalle Associazioni culturale Manitoba e ManàManà, dal Virtual Lab di Iconomia, dall’agenzia per lo sviluppo di San Salvario onlus e dal Polo del ‘900 con la collaborazione della Compagnia di San Paolo, sarà visitabile fino al 30 dicembre dal martedì alla domenica. Sono previste visite guidate per le scuole, per bambini al di sopra dei tredici anni e sarà anche possibile visitare l’allestimento permanente “Torino 1938-1948: dalle leggi razziali alla Costituzione”.

 

GIORGIA MECCA