Manituana, cambiata la sede ma non le richieste di sgombero

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Manituana, laboratorio culturale autogestito, il 30 ottobre si è trasferito dagli spazi davanti a Palazzo Nuovo in via Cagliari, e insieme a scatoloni e biciclette si è portato dietro le richieste di sgombero. Un’altra ingiunzione è arrivata questa mattina, 5 dicembre, stavolta emergenziale e portata avanti da Film commission, la Fondazione torinese che si occupa di promuovere la città dal punto di vista cinematografico e che possiede gli stanzoni dalle pareti bianche occupati dai ragazzi di Manituana, dati in commissione d’uso al Comune. Proprio quest’ultimo, insieme alla Regione, fa parte del cda di Film Commission, e a loro gli occupanti attribuiscono una parte di colpa per questo invito allo sgombero. “Abbiamo ricevuto voci della richiesta nei giorni scorsi” racconta Ilaria Magariello, ventiquattrenne studentessa di Linguistica, a Manituana dal primo giorno. “E abbiamo subito organizzato un presidio qui, con una colazione sociale e la richiesta di aiuto a tutta la nostra rete. Non molliamo” aggiunge. Nei mesi scorsi avevano già combattuto contro altre richieste di liberare gli spazi di via sant’Ottavio, proprio di fronte a Palazzo Nuovo. L’ultimo tentativo in ordine di tempo è stato il 5 settembre scorso, che però non era mai stato portato avanti.

Le stanze di via Cagliari sono in disuso dal 2012, e prima venivano sfruttate saltuariamente come magazzino per alcune produzioni cinematografiche. “Ma in realtà non li usava nessuno, e quindi ce li siamo presi noi” spiega Ilaria. Ci hanno trasferito tutte le attività storiche di Manituana, dai Gruppi di Acquisto Solidale alla ciclofficina, dalle zone studio allo spazio per il dibattito e i corsi. E’ vero, è ancora disordinato, ma “lo spazio ha tante potenzialità che intendiamo sfruttare” dice ancora Ilaria.

In un quartiere come questo, tra Aurora e Vanchiglia, i ragazzi del Manituana hanno trovato terreno fertile: “Già da anni ci eravamo staccati dalla realtà universitaria per espanderci ed essere una voce torinese nel suo senso più ampio” spiegano dagli stanzoni bianchi e ancora senza riscaldamento. E hanno approfittato di uno spazio libero proprio qui, in un quartiere che si divide tra spazi occupati (quelli dell’Asilo in via Alessandria su tutti) e gentrificazione. E non hanno intenzione di allontanarsene: faranno resistenza per mantenere l’occupazione. “Perché è uno spazio che altrimenti rimarrebbe vuoto, nonostante quello che dicono da Film commission” dice Ilaria.

 

MARTINA PAGANI