Quindici multinazionali incontrano ingegneri creativi

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Quaranta ingegneri, quindici multinazionali. Una quarto d’ora a testa, anche un po’ di più. Per parlare, conoscersi, fare scoccare la scintilla, come la definiscono gli human resources manager.
Abbiamo riunito sotto lo stesso soffitto quindici prestigiose multinazionali e quaranta tra gli ingegneri più preparati di Italia”. A parlare è Frédéric Dorel, professore della Centrale Nantes e coordinatore della rete T.i.m.e. (Top industrial managers Europe). Il soffitto a cui Dorel si riferisce è quello seicentesco del Salone d’Onore del Castello del Valentino di Torino e delle sale attigue dove il 29 maggio si è tenuto il “Job Networking session 2019 Francia/Italia double degree”. 

Gli studenti, quasi tutti uomini, sono italiani e provengono da un corso che prevede un anno di studi in una università francese. “Hanno appreso le diverse sfumature culturali – sottolinea Annie Rea, vice presidente del Cci France Italie – Il soggiorno francese per studenti italiani, così come l’italiano per i ragazzi francesi, garantisce un’apertura mentale maggiore. Siamo due paesi simili, ma allo stesso tempo estremamente lontani. Noi francesi riusciamo ad essere più pragmatici e creativi, mentre voi italiani avete un pensiero cartesiano, speculate in maniera approfondita”.

Sono tematiche già sentite, anche al di qua delle Alpi. Nel discorso inaugurale dell’anno accademico in corso, il rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco aveva parlato di ingegneri creativi, posizione ripresa anche durante la presentazione del prossimo Festival della Tecnologia a novembre.
Si ha l’impressione che un approccio analitico e verticale non riesca più a fronteggiare le complessità di un mondo eterogeneo, che si evolve in maniera liquida e poco lineare.
“Una volta agli ingegneri era solo chiesto di portare ottimizzazioni – specifica infatti Dorel -, adesso non basta più. Al mondo, alle aziende e alle società serve l’innovazione. E possiamo innovare solo con la creatività”. Per quanto ai politecnici siano davvero bravi rimane però un dubbio. Si potrà mai insegnare, la creatività?
“Le scoperte scientifiche sono state molte negli ultimi anni. Non chiediamo ai nostri ingegneri di creare la bomba atomica, ma di riutilizzare le tecnologie per altri scopi. Il nostro approccio è alle persone. Prima eravamo ciechi e sordi ai bisogni della popolazione, adesso invece dobbiamo interpretare il mondo, capire cosa non va e offrire soluzioni. Per questo, è necessario che gli ingegneri diventino cittadini”.
Una specie di rivoluzione antropologica. “Negli ultimi anni anche le multinazionali si stanno però accorgendo di questa necessità, e sono sensibili ai profili dei nostri ingegneri”, conclude Dorel.

E le aziende, cosa pensano di questi ingegneri creativi? “Valutiamo il curriculum, ma soprattutto la persona – spiega Cristiana Pierotti, talent acquisition & employer branding in AlixPartners – Siamo una società di consulenza e ci teniamo a trasferire competenze al cliente. I nostri professionisti devono integrarsi negli ambienti più eterogenei e devono possedere capacità umane e relazionali importanti. Un candidato dovrebbe riempire la stanza”.
In effetti, ci sono certi momenti in cui sentiamo una persona, ne percepiamo il carisma, la personalità, la luce negli occhi. “Non parlo di arroganza, al contrario – continua Pierotti – L’umiltà è la prima qualità, ma non pregiudica la prontezza intellettuale”. L’autoironia e la capacità di non prendersi troppo sul serio, come diceva anche Woody Allen, sono il primo sintomo di intelligenza.
Sono però qualità che si scoprono negli incontri casuali, inaspettati. Come molte cose nella vita, non le troviamo quando le cerchiamo di proposito.
“Abbiamo delle posizioni aperte, certo, ma sono qui per lasciarmi stupire – spiega Tito Bertasi, Hr Manager in Crédit Agricole – La nostra è un’offerta di grande valore. Non scambiamo delle competenze con una retribuzione. Questi ragazzi sono giovani, ma alle spalle hanno notevoli capacità e una discreta esperienza”.
Forse la creatività non si può insegnare, semplicemente, come ogni incontro, avviene.

MARCO ZAVANESE