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Il regista Di Polito: “Con il film Mirafiori Lunapark sono stato interprete di un sogno collettivo”

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Al capannone numero 10 il regista Stefano Di Polito arriva un po’ per caso. Nel 2013 chiede alla Fiat degli spazi dove girare Mirafiori Lunapark, ma l’azienda prende tempo. Così interviene Tne – Torino Nuova Economia con le chiavi dei 36mila mq di corso Settembrini 164, area logistica della ex Dai (attuale Spazio Mrf), che accolgono la storia di Franco, Delfino e Carlo, tre pensionati che occupano la fabbrica per vederla vivere di nuovo. «Scoprii solo dopo che i miei genitori, Franco e Antonietta, avevano lavorato lì per tutta la vita», ricorda.

Dopo 7 settimane in sala e 7000 spettatori, il sipario cala sul film. Ma non sul sito, che inizia a ospitare eventi come la Torino Fashion Week e il reading “Furore” di Alessandro Baricco.

Cosa innesca il cambiamento?

«È una storia fatta di protagonisti invisibili. Niente privati o antagonisti, la richiesta è partita dal basso. Con il film sono stato l’interprete di un sogno collettivo, creando la fantasia di occupare una fabbrica. Poi c’è stato il concorso Mirafiori per riqualificare quell’area, cornice delle lotte per i diritti, dell’immigrazione dal sud, del terrorismo e del boom economico fino alla chiusura nel 2002. È un luogo che tuttora riflette l’anima profonda di Torino. Come il quartiere».

Un effetto domino?
«Questo sito ha una forza simbolica e un valore architettonico post-industriale come se chiedesse da solo di vivere. È bastato aprire i cancelli, e per questo è stato decisivo l’intervento di Davide Canavesio, amministratore di Tne. Così sono arrivate le domande, e gli affitti, seppur calmierati, hanno superato le spese. Chi viene sposa la nostra visione, accetta l’operazione politica e sociale di mantenere vivo il territorio, senza stravolgere l’anima e facendo qualcosa di concreto. Baricco disse: “Siamo entrati per caso e quella deve essere la sensazione”».

Quando potrete dire: ce l’abbiamo fatta?

«Nei momenti difficili è sempre arrivato il rilancio, come la scongiura del fallimento Tne. Tutto si sta muovendo nella giusta direzione. Occasioni come il Salone del Gusto nel 2018 o il Manufacturing Technology Centre in futuro potrebbero riempire l’area, ciò darebbe coraggio per le scommesse future. E magari, come la fabbrica in passato o il Luna Park nel film, far tornare questo luogo il cuore della comunità».

CRISTINA PALAZZO