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Regione, il Tar salva Chiamparino. Sospeso il giudizio sulle firme

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Per ora non trema la sedia del presidente regionale Sergio Chiamparino. La decisione del Tar del Piemonte è stata favorevole al Consiglio regionale. Sono stati ritenuti inammissibili i motivi aggiunti del ricorso proposto dall’ex consigliera provinciale Borgarello depositati il 19 aprile,  e di conseguenza sospende il giudizio, fino alla definizione della querela di falso pendente presso il tribunale civile di Torino.

A caldo, Chiamparino ha dichiarato: “Prendo atto con soddisfazione e rispetto della sentenza del Tar. Ringrazio l’avvocatura della Regione, il prof. Barosio e il suo staff, l’avvocata Scollo, l’avvocato Gianaria e tutti i loro collaboratori che hanno seguito con grande professionalità l’intera vicenda, Continuiamo il nostro lavoro come abbiamo sempre fatto finora, senza lasciarci distogliere dalle incertezze provocate dai pur legittimi ricorsi presentati da alcuni esponenti dell’opposizione.”

L’avvocato dei consiglieri Vittorio Barosio ha commentato: “Ci sono stati giorni di angoscia, in cui sembrava che il tribunale fosse orientato contro di noi, ma credo che abbiano cambiato idea con la memoria difensiva e con la discussione di ieri. È una vittoria perché, da quello che si capisce dal dispositivo, il penale non c’entra nulla e i reati non possono essere trasportati nell’amministrativo, che era esattamente la nostra tesi”

L’audio con il commento dell’avv. Vittorio Barosio

 

Tutti gli occhi erano puntati su corso Stati Uniti dove da ieri pomeriggio alle 16 i giudici del Tribunale Amministrativo regionale erano riuniti in camera di consiglio per decidere sul ricorso presentato dalla ex consigliera provinciale Patrizia Borgarello che chiede l’annullamento del voto di Torino alle elezioni regionali per le firme false. Un processo civile i cui fatti risalgono all’elezioni regionali 2014: il Pd di Torino consegnò 1209 firme per sostenere le candidature, ma 308 di queste sono state giudicate false dal tribunale penale: 9 funzionari su 10 coinvolti nella vicenda delle firme false hanno patteggiato. Per i giudici penali, quindi, la sottrazione delle 308 firme comporterebbe il non raggiungimento della soglia minima di 1000 firme per la validazione della lista regionale. I ricorrenti sostengono che i giudici amministrativi devono tener conto di questa sentenza che di fatto porterebbe il livello delle firme sotto la quota minima. Per la difesa, invece, le conseguenze del patteggiamento non dovrebbero ricadere su persone estranee al giudizio, e quindi sugli 8 consiglieri Pd. Ora si dovrà dunque attendere l’esito della querela in sede civile. È probabile un ricorso al Consiglio di Stato.

CRISTINA PALAZZO