Un anno sospeso è la sintesi di un 2020 difficile, che ha investito in pieno anche Torino. In città calano occupazione e reddito medio, diminuisce nettamente l’uso del trasporto pubblico locale a vantaggio dell’auto, si riducono di molto le presenze in città. E “Un anno sospeso” è proprio il titolo del 22° rapporto “Giorgio Rota” del centro di ricerca e documentazione “Luigi Einaudi”, presentato sabato 4 dicembre nella sala Sangalli di Valdocco. L’analisi del quadro socio-economico di Torino, insieme alle altre città metropolitane e regioni italiane, è frutto di una ricerca di un gruppo di esperti, coordinata dal professor Luca Davico del Politecnico di Torino.
Tra i rappresentanti istituzionali, presenti per il comune il sindaco Stefano Lorusso, l’assessora alla cultura Rosanna Purchia e la soprintendente ai beni culturali Luisa Papotti, per la regione l’assessore al Bilancio Andrea Tronzano. Quali rappresentanti di due “colossi” privati del torinese, sono intervenuti Alberto Anfossi, segretario generale della fondazione Compagnia di San Paolo e Camillo Venesio, Amministratore delegato di Banca del Piemonte. L’incontro è stato moderato dal giornalista Francesco Antonioli.
L’anno della pandemia è stato difficile anche dal punto di vista della ricerca: “fare un bilancio di cosa stava capitando è stato quasi impossibile – dice Davico – non c’erano molti numeri per dare un’idea degli effetti sociali ed economici prodotti dal Covid-19”.
Capacità vaccinale nella media e calo delle nascite
Il rapporto Rota si concentra anzitutto sull’impatto sanitario. Torino è la quarta città metropolitana per gravità della pandemia, con 499 anziani morti su 100 mila residenti della stessa fascia d’età. La prima è Milano, con un rapporto di 673 su 100 mila. Il Piemonte ha avviato una buona campagna vaccinale e i risultati si sono visti in termini di riduzione della mortalità, specie per quanto riguarda le categorie più fragili.
Ma il sistema sanitario è andato “in sofferenza”, come ha evidenziato Davico. La regione si piazza all’8° posto nella classifica sul numero di vaccinazioni e capacità di effettuare i test, e al 10° posto su 20 regioni per posti letto nei reparti di terapia intensiva. Altro effetto analizzato dal rapporto Rota è la denatalità: un declino – dice Davico – “già rilevante negli anni precedenti, ma che la pandemia ha aggravato”. Torino registra un -7%, percentuale leggermente migliore rispetto a quella di Milano (-8%) e di Roma (-9%).
Il tema istruzione è al centro di un focus specifico del rapporto Rota. La didattica a distanza ha compromesso la preparazione degli studenti: come sottolinea Davico, “è emerso che nelle città dove le scuole sono state chiuse più a lungo, e quindi la Dad è stata utilizzata di più – come Napoli e Bari – i risultati delle prove Invalsi sono stati peggiori”. E se per Roma e Firenze va meglio, Torino invece si piazza a un livello intermedio.
Luca Staricco, professore del politecnico di Torino, ha illustrato i cambiamenti della mobilità in città. In particolare si registrano una maggior dipendenza dai mezzi di trasporto privati e, specularmente, un netto calo dei passeggeri del trasporto pubblico, che fatica a tornare ai livelli pre-pandemici. Sono poi diminuiti il numero e la lunghezza media degli spostamenti. Il distanziamento imposto dall’emergenza sanitaria, inoltre, ha determinato un aumento del numero di persone che scelgono di percorrere la città a piedi o in bicicletta.
Per quanto riguarda le reti, Torino registra un doppio dato, l’uno positivo, l’altro negativo. Da un lato è una delle citta metropolitane con la miglior copertura di banda ultraveloce, che supera i 500 megabit per secondo. Tuttavia la città metropolitana ha la più alta percentuale di famiglie che hanno una connessione lenta (inferiore ai 30 megabit per secondo), complici la presenza di comuni rurali e montani poco popolosi e, per la maggior parte, composti da anziani.
Calano occupazione e reddito medio
Per quanto riguarda economia e mercato del lavoro, le imprese torinesi hanno retto bene l’impatto della pandemia, nonostante le difficoltà, sia per i ristori governativi previsti nel 2020, sia per i segnali di ripresa di quest’anno. Ma dal punto di vista occupazionale l’area torinese patisce di più rispetto ad altre aree italiane. Nell’anno sospeso, Torino è stata la seconda città metropolitana per perdita di occupazione (-2,9%) preceduta solo da Catania. Una conseguenza della riduzione del numero di persone che lavorano è il calo del reddito medio, che a Torino si attesta a -2,5%, meglio di Milano (-2,6%) e peggio di Bologna (-2,3%).
Il rapporto Rota conferma poi che le categorie professionali e di popolazione non sono state colpite allo stesso modo dalla crisi: hanno patito di più le piccole attività artigianali e commerciali, e le fasce penalizzate del mercato del lavoro già in era pre-Covid: donne e giovani in testa. A questo proposito, dal rapporto emerge che Torino, tra il 2019 e il 2020, scende dal 5° al 6° posto tra le città metropolitane per tasso di occupazione, sia maschile che femminile. Rimane invece al 5° posto per l’occupazione giovanile.
Turismo e cultura: diminuiscono le presenze
Per quanto riguarda il settore turistico, Torino – in linea con le altre città – diminuisce le presenze del 60% nel 2020, e inizia a registrare una risalita nell’estate 2021. Tornano a ripopolarsi gli alberghi, con un’occupazione di camere che è quasi pari ai livelli pre-Covid, addirittura superati nell’agosto scorso.
Diminuiscono poi i visitatori nei musei torinesi, in linea con il trend italiano nell’anno della pandemia, che vede un calo di oltre 240 mila persone al museo Egizio e più di 140 mila ai musei Reali.
Torino indietro sull’economia circolare e ancora troppo “auto-centrica”
La qualità dell’aria non è migliorata e, anzi, Torino rimane tra le città europee con i più alti livelli di inquinamento. La fonte principale è il traffico veicolare, peggiorato con la pandemia e conseguente utilizzo prevalente delle vetture private. Enrica Mangione, dottoranda e componente del gruppo di ricerca del rapporto Rota, sottolinea che la città “fatica ad abbandonare il modello auto-centrico”, con elevati tassi di motorizzazione rispetto ad altre città italiane. Sono infatti 669 le auto ogni 1.000 abitanti, valore inferiore a quello di Firenze (756) ma superiore a quello di Milano (555).
In città si registrano livelli elevati di consumo dell’acqua, ma il sistema idrico è efficiente per gli standard italiani. Per quanto riguarda il sistema di gestione dei rifiuti, Torino rimane indietro quanto a capacità di generare economia circolare con la raccolta differenziata e il riciclo: in particolare dal 2011 al 2016, la città è scesa dal 1° al 6° posto tra le città metropolitane per percentuale di differenziazione degli scarti.
Torino tra Pnrr e Next generation EU: servono un miglior coordinamento tra enti, obiettivi chiari
La fotografia della situazione socio-economica della città da un lato, i consigli sul futuro dall’altro. Il rapporto Rota costituisce una guida per i decisori pubblici e politici per tracciare la ripresa e, come sostiene Davico, a fronte delle opportunità del Next generation Eu e del Pnrr, “la situazione a Torino e in Piemonte non è particolarmente brillante”.
L’esperto fa riferimento, da un lato, alla mancanza di coordinamento tra Comune e Regione per la realizzazione dei progetti da presentare nell’ambito del piano e su come gestire le risorse. Da questo punto di vista sono molte le attese per la Cabina di regia, che verrà presentata il 14 dicembre e che dovrebbe garantire maggiore efficienza e competenze più chiare tra i due enti per quanto riguarda la gestione dei progetti e delle risorse. Dall’altro lato, continua Davico, “questa occasione spinge a dover fare scelte politiche mirate, anche accontentando alcuni e scontentando altri, nel senso che è una grande opportunità ma bisogna selezionare: fare lunghi listoni di progetti di ogni tipo non è possibile”. Il riferimento è anche al Next generation Piemonte, l’elenco dei progetti regionali che rischia di creare troppa confusione e perdere di vista gli obiettivi su cui puntare concretamente.