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Sui giornali si parla di migrazioni, ma per i motivi sbagliati: il 13° rapporto della Carta di Roma

Come parlano di migrazione i giornali italiani? Spesso male, perché la trattano come un’emergenza cronica, senza centrare il punto della questione e senza dare voce alle persone protagoniste del fenomeno. “Notizie senza volto” è il titolo del 13° rapporto dell’Associazione Carta di Roma, che evidenzia in modo chiaro questa tendenza.

Anche se nel 2025 è stato registrato un aumento del 10% di articoli dedicati al tema migratorio, questo è dovuto a dibattiti politici esterni al fenomeno in sé, come il caso Almasri e i centri di accoglienza in Albania. Così facendo si è allontanata l’attenzione dell’opinione pubblica dai discorsi strutturali che affrontano seriamente il problema.

La Carta di Roma

L’Associazione Carta di Roma è un protocollo deontologico del 2008 che stabilisce alcune linee guida per giornalisti e giornaliste in merito a una corretta informazione su immigrazione, rifugiati e richiedenti asilo. Il principale obbiettivo dell’associazione è un’informazione equilibrata, che non contribuisca ad alimentare stereotipi discriminatori e una narrazione imprecisa e distorta del fenomeno.

Uno dei requisiti fondamentali è l’utilizzo di un lessico adeguato, che descriva con precisione la condizione giuridica dei singoli individui, limitando invece il più possibile espressioni considerate offensive, come “clandestino”. Perché questo sia possibile secondo l’associazione è necessaria anche una corretta formazione e ricerca dei media per evitare di ricadere in pregiudizi comuni.

Il XIII rapporto: “Gaza” parola dell’anno

Il rapporto del 2025, “Notizie senza volto”, presentato dal ricercatore dell’Osservatorio di Pavia Giuseppe Milazzo, mostra che il lavoro da fare nel racconto delle migrazioni è ancora tanto. L’aumento del 10% del tema migratorio nelle agende mediatiche è dovuto in gran parte a Il Giornale che ne ha parlato il 65% in più rispetto al 2024, posizionandosi secondo come giornale più attento al tema. Al primo posto si trova l’Avvenire, mentre al terzo La Stampa.

Questo dato non è però dovuto al parallelo aumento degli sbarchi in Italia. Sono piuttosto i grandi dibattiti politici a spostare l’attenzione mediatica sul tema migratorio. In primis il genocidio ancora in corso a Gaza, che a partire da giugno – grazie soprattutto alla mobilitazione sui social network – è salito in cima alle agende mediatiche per diversi mesi, riuscendo a riunire tante sensibilità diverse. Per questo motivo “Gaza” è la parola dell’anno della Carta di Roma.

Ma anche il caso Almasri – ufficiale della guardia costiera libica arrestato a gennaio a Torino e rilasciato qualche giorno dopo, nonostante fosse ricercato dalla Corte penale internazionale – e la questione dei centri di accoglienza italiani locati in Albania hanno contribuito a parlare di migrazioni. Le conclusioni del rapporto sono che sui media tradizionali – esclusi quindi i social – si parla di migrazione solo in chiave politica, ovvero quando ci sono possibilità di stimolare un dibattito tra le fazioni opposte. In caso contrario rimane nel dimenticatoio e di questo i media sono pienamente responsabili.

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