Merit Umoru ha soli 24 anni quando decide di partire da Benin City, nel profondo sud della Nigeria. Lo fa perché la sua famiglia è in difficoltà: il padre è stato truffato, ha perso tutti i risparmi. Sogna che sua figlia diventi un medico.
Il 24 novembre del 2004 Merit parte con un bagaglio pesantissimo: non è il carico della sua valigia, ma la responsabilità di una famiglia lontana che conta su di lei. Con questo pensiero costante in testa, Merit inizia la vita a Torino. Incontra persone in grado di ascoltarla, capirla, aiutarla. Come Suor Maresa, dell’Ufficio Pastorale migranti. La inserisce nell’associazione Nahual di Flavia Mulé, che si occupa di donne italiane e migranti in difficoltà.
Merit impara da zero il lavoro sartoriale. Grazie a Suor Maresa e alla fondazione Don Mario Operti entra in un’azienda con una borsa lavoro. Con l’aiuto di Alessandra Scotti, responsabile dello Sportello Lavoro Asai, trova un tirocinio in cui si occupa di confezionare abiti di alta moda femminile: le passano tra le dita abiti di Valentino, Versace, Armani. Così scopre una nuova passione, quella per la moda. Preso l’attestato da sarta con il massimo dei voti, torna all’associazione dove tutto era iniziato, Nahual. Ma stavolta, in veste di docente.
Lì sono tante le donne nigeriane che vedendola le chiedono informazioni, indicazioni, le mostrano lettere che non riescono a leggere. Merit scopre che le piace aiutare le persone, così fa un corso per diventare mediatrice. Svolge lo stage al carcere delle Vallette, dove viene a contatto con storie intense, troppo spesso silenziate a causa delle barriere linguistiche tra agenti pedagogici e detenuti. “Tutte le volte che uscivo da quei cancelli apprezzavo ancora di più la mia libertà”. Poi lavora accanto a minori gambiani, nigeriani, ghanesi: nei loro occhi riesce a leggere le tragiche esperienze vissute per raggiungere l’Italia. Questa è la sua strada: Merit diventa una mediatrice interculturale. Oggi lavora per il Comune di Torino nel distretto nord-est della città.
Prima di tutto, però, Merit è stilista: cuce i tessuti che porta dalla Nigeria quando torna a trovare la sua famiglia, ogni anno. La prima volta che l’ha rivista erano passati sei anni dalla sua partenza. “Grazie ai soldi che ho guadagnato, i miei fratelli si sono laureati. È stato un sacrificio fatto con gioia”. E prima ancora di qualsiasi professione, Merit è madre di due figli, di 11 e 10 anni. “Tutto ciò che faccio è per loro, per i miei genitori e i miei fratelli: in Nigeria la vera forza è la famiglia”.
Articolo tratto dal Magazine Futura uscito il 13 dicembre 2019. Leggi il Pdf cliccando qui.