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La Regione approva il taglio delle borse di studio: il presidio di protesta

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“Senza le borse di studio non possiamo fare la spesa né pagare l’affitto, siamo costretti a tornare a casa dai nostri genitori, senza poter studiare, nonostante abbiamo rispettato tutti i criteri imposti dalla Regione”. Gli studenti, molti dei quali internazionali, che la mattina dell’11 marzo si sono riuniti in presidio sotto al Consiglio regionale, sono determinati a ottenere il denaro necessario per continuare a frequentare l’Università

È determinato anche, però, il Consiglio regionale, a “redistribuire le risorse” e rivedere i criteri di assegnazione delle borse, come chiesto dall’ordine del giorno approvato proprio mentre i ragazzi manifestavano di fronte al portone, che porta la firma del consigliere leghista Fabrizio Ricca.

La Regione, infatti, pochi giorni fa ha stanziato 19 milioni per pagare la prima rata a tutti gli studenti idonei, eliminando quelli che i rappresentanti chiamano “in sospeso”, aventi diritto ma non beneficiari, ma la spesa, che supera i 100 milioni all’anno, è considerata troppo alta dalla maggioranza. Per questo la decisione di ripensare i criteri di merito, rendendoli, è ragionevole supporre, più restrittivi, e favorire chi rimane a studiare nel territorio di provenienza. Idee fortemente contrastate dagli studenti in presidio, che accusano “vogliono dare poche borse e solo ai piemontesi, sembra un ritorno alla Lega di dieci anni fa”.

Il punto di vista di Studenti indipendenti è netto: “cercano di cambiare la narrazione, dire che le borse di studio non sono un diritto garantito ma qualcosa che si deve ottenere con meriti straordinari, e che l’Università non deve attrarre per la sua accessibilità ma rimanere un’istituzione elitaria”.

Le opposizioni in Consiglio si sono opposte ai tagli, ma dalla piazza dichiarano “non possiamo accettare l’aiuto di chi è corresponsabile, di chi ha contribuito alla situazione delle Universiadi, di chi ha realizzato misure simili a queste quando era al governo”.

Presenti in presidio anche molti giovani stranieri, che chiedono “giustizia, non un trattamento speciale, perché tutti hanno il diritto allo studio, non importa da dove vengano”.

La manifestazione si è svolta senza tensione, gli studenti si sono fermati, dietro agli striscioni, prima dell’ingresso di palazzo Lascaris, intonando cori, accendendo fumogeni, e lanciando volantini, per poi allontanarsi in corteo.

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