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Scoperta a Torino la proteina che potrebbe sconfiggere il tumore al seno: “Blocca le metastasi, può migliorare la vita di 15mila donne”

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di Lisa Di Giuseppe

È Torino il teatro di un’importante scoperta scientifica che potrebbe segnare una svolta importante nella lotta al cancro al seno. La protagonista di questa storia è la professoressa Paola Defilippi, ordinario di Biologia applicata all’Università, che a metà marzo ha annunciato l’individuazione di una proteina centrale nello sviluppo del tumore mammario.

Come funziona la proteina che ha scoperto e perché è rilevante nello sviluppo di un tumore?

Nel nostro laboratorio facciamo ricerca di base, indaghiamo cioè i meccanismi molecolari. In particolare, abbiamo individuato la proteina p140Cap, che nell’ambito del ceppo tumorale R2 si oppone alla proliferazione delle cellule, anche quelle tumorali, impedendo così la diffusione delle metastasi.

Quali sono le applicazioni pratiche di questa scoperta?

Speriamo che il risultato della nostra ricerca possa avere effetti più applicativi nei prossimi anni. Dobbiamo valutare come integrare questa scoperta nelle terapie già esistenti: il primo nodo da affrontare è il fatto che la proteina agisce dall’interno della cellula, quindi non è somministrabile così com’è alle pazienti che ne sono prive.

Quali sono i prossimi passi?

A partire dall’individuazione della proteina si dipanano due strade. Da un lato, bisogna scoprire se c’è una correlazione tra l’assenza della proteina nelle pazienti e la resistenza alle terapie già esistenti. Dall’altro, dobbiamo capire se c’è un modo di riavviare il meccanismo intracellulare dove è assente, magari utilizzando molecole già esistenti che possano attivare la proteina.

Quante pazienti riguarda la vostra scoperta?

L’incidenza tumorale del cancro al seno è di 50mila nuovi casi l’anno. Di questi, circa il 20% è generato dall’oncogene R2: si parla di 10-15mila pazienti.

La ricerca è il risultato di una vasta collaborazione. Come è andata?

La ricerca non sarebbe potuta andare a buon fine senza la collaborazione con altri laboratori. Abbiamo lavorato con lo Ieo di Milano, la Città della Salute di Torino, l’Università di Camerino, l’Università di Chieti-Pescara, l’Arcispedale di Reggio Emilia e l’Università di Lund, tutti enti che hanno contribuito a fornire la casistica necessaria. Questa scoperta è il risultato del lavoro di dieci anni che ha coinvolto un numero immenso di ricercatori, molti di questi precari. Sono stati necessari fondi importanti: i soldi sono arrivati soprattutto dall’Airc. Minori gli stanziamenti statali, che hanno sostenuto soprattutto un progetto specifico con l’Università di Milano.

Come valuta la prevenzione contro il tumore al seno in Italia?

Nel nostro Paese si sono fatti molti passi avanti con la sempre maggiore diffusione di consultori e studi in cui è possibile fare mammografie. Le donne sono molto seguite, inoltre il cancro al seno è un tumore facile da individuare e da seguire con gli strumenti di cui già disponiamo. Ultimamente si parla molto anche di stili di vita sani: si tratta di un tema importante a livello trasversale, che riguarda la prevenzione di qualsiasi tipo di tumore.

 

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