Le serate torinesi sono tornate, all’insegna della movida e dei ristoranti all’aperto. In Piemonte, si è appena concluso, infatti il primo weekend di riapertura di ristoranti, bar e locali notturni che sabato 23 maggio hanno tirato su le proprie serrande dopo due mesi e mezzo di lockdown a causa dell’emergenza Covid-19. Tranquilla la situazione nelle zone di Vanchiglia, Quadrilatero e San Salvario, controllo abbastanza ordinato anche in Piazza Vittorio con dehors allargati e servizio obbligatorio ai tavoli. Più complesso gestire la situazione assembramento nelle zone limitrofe, come sul lungo Po, dove si sono riversate molte persone (con mascherina e non), soprattutto dopo la chiusura dei locali. Collaborativi i gestori e i lavoratori dei locali, attenti a monitorare le entrate e le uscite, e, soprattutto, l’occupazione dei dehors.
L’ordinanza firmata dalla sindaca Chiara Appendino prevedeva il divieto di vendita di alcolici e bibite d’asporto dalle 19 in poi, e la chiusura obbligatorio di locali e ristoranti all’una di notte. Il prefetto di Torino, Claudio Palomba, in un’intervista su “La Stampa”, ha promosso il comportamento dei torinesi, tornando solamente sulle criticità riscontrate dopo la chiusura dei locali, commentando che si rifletterà su quest’aspetto. Nessun rischio di nuove chiusure per il momento.
“La cosa più difficile è rinunciare all’aspetto più bello del nostro lavoro, ovvero il calore, la vicinanza con i clienti – racconta Enrico, gestore di un locale a due passi da Piazza Vittorio, cuore della movida torinese – ma ci siamo riorganizzati con i posti interni al nostro locale, che non è molto grande. Per chi non ha possibilità di inserire un dehor esterno, è complesso gestire la vendita limitata solo fino alle 19”.
Anche per ristoranti e bar è arrivata la fase 2. Tutte le attività hanno dovuto organizzarsi e addattarsi alle nuove norme, con tavolini distanziati di almeno un metro, l’obbligo di mascherina all’interno, anche per il proprio personale e per chi fa servizio ai tavoli. Secondo i calcoli dell’Epat (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), ad aprire questo weekend sono state il 70% delle attività presenti a Torino: i bar sono all’incirca 3500 e 1500 i ristoranti, del totale circa 3500 sono gli esercizi ad aver alzato di nuovo le serrande. Secondo l’Epat la ripartenza sarà graduale, il 50% degli esercenti teme per le prospettive economiche delle aziende e del 30% per la mancanza di validi aiuti economici per far fronte alla ripartenza.
È stato annunciato un bando per impiegare “assistenti civici” in diverse città d’Italia, che vigilino, insieme alle Forze dell’Ordine, probabilmente anche nelle zone più critiche della movida, sulle norme di distanziamento sociale. Lo scopo è evitare gli assembramenti e offrire aiuto anche alle famiglie più bisognose. Lo hanno dichiarato Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, e Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci. La previsione è di arruolare circa 60mila persone in tutta Italia, a Torino ne verranno reclutati mille.