Isolamento, separazione dal resto della società, pregiudizi: sono i punti di contatto, secondo l’Unione italiana ciechi e ipovedenti, dell’esperienza delle persone con disabilità e di chi è detenuto in carcere. Due mondi “in apparenza lontani – ha dichiarato il presidente di Uici Torino Gianni Laiolo – ma con alcuni aspetti in comune”, che si sono incontrati grazie al progetto Creatività inclusiva, promosso da Uici con il contributo della fondazione Crt. Per tre mesi, da aprile a maggio 2025, donne detenute nella casa circondariale Lorusso e Cotugno e donne cieche e ipovedenti hanno lavorato insieme a una collezione di abiti sartoriali, coordinate dalla stilista Aythya.
A partecipare sono state le donne coinvolte nel laboratorio Arione del progetto Lei – una realtà ideata dalla Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri e da EssereUmani per favorire la crescita sociale e lavorativa fuori e dentro il carcere – raggiunte all’interno dell’istituto di detenzione da un gruppo di donne con disabilità visiva. Gli elementi che, invece, richiedevano l’uso di attrezzature o di tecniche più avanzate sono stati realizzati dalla sartoria Il Gelso, gestita dalla cooperativa Patchanka. Parte integrante dell’iniziativa sono stati anche alcuni studenti di Servizio sociale ed Educazione professionale dell’Università di Torino.


Il progetto si è concluso il 5 giugno 2025 con una sfilata all’interno del Lorusso e Cotugno dove, grazie a una passerella modificata con accorgimenti tattili, hanno potuto essere protagoniste tutte le donne coinvolte. Il laboratorio orafo Forma e Materia, che impiega persone con disabilità, ha fornito per l’occasione alcuni gioielli, e l’associazione Mana, che si occupa di make up therapy, ha realizzato il trucco di indossatrici e indossatori. Gli abiti saranno venduti in un’asta il cui ricavato andrà agli enti coinvolti.

“Al di là dei ruoli e delle categorie esistono solo le persone. È stato bello notare come, fin dall’inizio del progetto le donne siano riuscite a interagire con grande naturalezza, condividendo non solo il lavoro manuale ma anche domande, riflessioni e aspetti delle loro vite”, ha commentato l’ideatrice del progetto, Alessia Dell’Antonia.