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I produttori locali, da oltre un secolo a Porta Palazzo

Una commerciante del mercato di Porta Palazzo (foto di Corinna Mori)
di Camilla Cupelli e Corinna Mori

Sono più di cent’anni che dietro al mercato coperto di Porta Palazzo, sotto la tettoia in ferro, le aziende agricole torinesi vendono i loro prodotti. Tramandati da tre o quattro generazioni, i banchetti in quest’area sono sempre gli stessi. Cambia, però, ciò che sta intorno: il quartiere è zona di immigrazione, i clienti si fanno più rari, i giovani a volte provano altre esperienze lavorative, ma dicono che “se ci sei cresciuto, prima o poi, il desiderio di tornare a lavorare la terra si fa sentire”. I colleghi stranieri non sono molti, ma ben integrati, grazie all’obiettivo comune della qualità dei prodotti. Lo sanno anche i clienti, che per ortaggi locali e di stagione sono disposti anche a pagare un po’ di più o a lasciare l’automobile lontana dal mercato.

“Lo scorso 25 ottobre abbiamo festeggiato i 100 anni della tettoia” racconta Gianni Lana, 60 anni, ambasciatore di Porta Palazzo nel Mondo. Cappello da cow boy e giacca colorata, Gianni è considerato il rappresentante dei venditori locali. È considerato il rappresentante dei venditori locali e l’ambasciatore di Porta Palazzo nel mondo. “Il motto era ‘100 anni spesi bene’, e abbiamo collaborato con l’Istituto Colombatto di Torino per cucinare per tutti, è stato un successo”. A capo dell’azienda oggi c’è il figlio, ma lui continua a gestire il banco: “Le persone vengono ancora qui perché i prodotti sono migliori dei supermercati, chiedete loro cosa ne pensano”.

I clienti però diminuiscono, e su questo tutti i venditori concordano: prima c’erano tante coppie e famiglie che andavano al mercato, racconta Piercarlo Bongiovanni, 53 anni, “Oggi la clientela è composta prevalentemente da anziani”. Con il figlio ha creato un sito dell’azienda per la vendita online, ma senza successo: “Ci sono i supermercati, dove si trova tutto più facilmente, e ci sono pochi soldi”.

Secondo altri, incide il cambiamento del quartiere: “Anche se sembra strano, molte persone non vengono perché hanno paura” sostiene Giuseppe Gilardi, che ad 81 anni porta avanti da solo azienda e banchetto. I cambiamenti sono in effetti evidenti: chi arrivava negli anni Sessanta nel quartiere di Porta Palazzo erano soprattutto gli italiani del Sud, mentre oggi il quartiere è multietnico. “Se parliamo di adattamento la risposta è semplice: ci adattiamo noi” reagisce positivamente Renata, 67 anni, “I tempi cambiano, i clienti cambiano, e noi siamo sempre qui”.

Di fronte a lei Ernesta Garrone da oltre 40 anni vende sorridendo i suoi prodotti. Oggi ad aiutarla c’è un ragazzo straniero, mentre i nipoti lavorano in azienda. Poco più in là lavora Younes Rhi: di origini marocchine, ha 33 anni e vive a Villastellone da 15. Quando quattro anni fa il proprietario dell’azienda per cui lavorava è andato in pensione, ha rilevato tutto e si è messo in proprio: “Ho un dipendente, l’attività va abbastanza bene, ma è vero che i clienti sono sempre meno e sempre più anziani”.

Il venditore più giovane della tettoia si chiama Luca Pola, ha 23 anni e lavora nell’azienda di famiglia da quando si è diplomato all’Istituto Agrario: “Mi piace stare al banco”, racconta, “qui però veniamo solo tre giorni a settimana”. Bisogna occuparsi delle coltivazioni e le vendite infrasettimanali sono scarse.

Il problema dei supermercati e della grande distribuzione resta cruciale: Gabriele Scursatone, 30 anni e molta esperienza nel settore, per un periodo ha provato a lavorare con il CAAT, il mercato all’ingrosso di Grugliasco. I prezzi però erano imposti dai supermercati e mantenerli era impossibile. Così, due anni fa, la decisione di tornare al banco di Porta Palazzo: “Preferiamo lavorare con quantità inferiori, ma più sostenibili, e puntare sulla varietà dei prodotti”.

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