La nocciola in Piemonte, il pesto in Liguria, la mozzarella di bufala in Campania. Quello tra cibo e territorio è davvero un legame solido. Nell’epoca della globalizzazione e dei fast food, l’agroalimentare resta uno dei fiori all’occhiello dell’Italia, con milioni di turisti che ogni anno raggiungono la penisola per gustare la nostra cucina. Se n’è parlato venerdì 24 febbraio nella sala mostra della Biblioteca nazionale universitaria di Torino, in uno dei numerosi panel in programma al Festival del giornalismo Alimentare 2017.
«Il nostro agroalimentare ha eccellenze in ogni parte d’Italia ed è uno degli elementi che ci contraddistingue». Esordisce così Ferruccio Dardanello, primo relatore del panel. Il presidente di Unioncamere Piemonte ricorda poi “Ristoranti italiani nel mondo”, progetto avanzato dalle camere di commercio per fornire un certificato di qualità a tutti quei locali – oltre 2.500 sparsi per il globo – che offrono realmente cibo made in Italy.
Michele Fassinotti si sofferma sulle Olimpiadi invernali di Torino 2006: «Nell’ultimo decennio il numero dei turisti è aumentato sensibilmente e il merito è soprattutto dei Giochi», afferma l’ufficio stampa della Città metropolitana di Torino. «La Provincia si era inventata un paniere con prodotti tipici – prosegue Fassinotti – Si cercava di stimolare atleti e addetti ai lavori per convincerli, un giorno, a tornare sotto la Mole. I norvegesi, per esempio, mangiavano di continuo da quel paniere».
«L’Olimpiade è stata una svolta per Torino», ribadisce Liana Pastorin. L’assistente dell’Assessore regionale al turismo, Antonella Parigi, parla inizialmente dei prodotti tipici piemontesi: dalla toma di Lanzo ai peperoni di Carmagnola. Poi allarga lo sguardo. «Per promuovere un territorio non è necessario che il prodotto sia Igp (Indicazione geografica protetta) – puntualizza – e la pizza, pur essendo fatta con pomodoro, alimento notoriamente importato dal Sud America, è un caso emblematico: quella napoletana è riconosciuta in tutto il mondo».
In chiusura c’è anche una voce fuori dal coro. È quella del giornalista Danilo Poggio, che sostituisce il collega della Stampa Roberto Fiori. Il direttore di Grp Televisione, alessandrino di nascita, non ha problemi a ironizzare sulla sua città: «Alessandria non è certamente una meta turistica, eppure produce il Gavi, uno dei vini italiani più famosi all’estero. È questione di oggettività: non tutte le città sono belle come Venezia, così come non tutti i vini sono paragonabili al Barolo». È sempre vero, quindi, che un buon prodotto locale attira i turisti? La domanda sollevata da Poggio rimane senza risposta. Almeno sino alla prossima edizione del Festival.