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Prezzo del petrolio ai minimi, ma il costo del carburante non scende. Quanto valgono le accise?

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La crisi globale dovuta alla pandemia in corso ha stravolto gli equilibri di molti settori economici e produttivi. Uno fra tutti il petrolio, la cui domanda a livello mondiale è calata del 30%  nel giro di pochi giorni, facendone crollare il prezzo. Solo nel mese di aprile, la richiesta è scesa di 29 milioni di barili, con una ripercussione diretta sulle economie di paesi come la Russia, la Nigeria e il Venezuela. A livello di vendita, l’abbassamento del prezzo del petrolio dovrebbe portare ad un calo consequenziale del costo dei carburanti, ma per il momento questo non sembra avvenire. “La causa sta nell’incapacità della politica, che nel corso dei decenni non è stata capace di rimuovere le accise – spiega Andrea Camerinelli, responsabile del settore Accise e Dogane di Eni e autore del ‘Manuale delle accise’ – Tutti i governi hanno fatto promesse in campagna elettorale che però non sono mai riuscite a mantenere. Con il risultato paradossale che nel 1995 le accise sono state tutte inglobate in un’unica voce indifferenziata, senza alcun riferimento alle cause iniziali. Condizione che ad oggi rende impossibile anche l’ipotesi di abolirne selettivamente alcune”. Ma cosa sono realmente le accise e quali sono state nel tempo le cause della loro introduzione?

Il termine accisa indica un’imposta sulla fabbricazione e vendita di prodotti di consumo. Quelle sui carburanti sono le imposte su benzina, gasolio, GPL e metano. Si tratta di balzelli introdotti per far fronte ad emergenze come i terremoti, crisi come quella migratoria dalla Libia o a finanziare missioni di pace internazionali e provvedimenti governativi come il decreto “Salva Italia” del 2011. C’è perfino un’accisa sulla guerra d’Etiopia del 1935-1936, la prima ad essere stata introdotta in Italia e tecnicamente ancora attiva. La maggior parte delle accise sui carburanti non avrebbe più motivo di esistere, dal momento che sono decaduti i motivi che ne avevano decretato la necessità: la guerra d’Etiopia è terminata da un bel pezzo, le crisi internazionali ampiamente superate così come la gestione emergenziale delle calamità naturali occorse nell’arco di decenni.

Ma quanto valgono per lo Stato le accise sui carburanti? Il calcolo tiene conto di tre diversi fattori. Innanzitutto ogni accisa ha comportato nel tempo un rincaro diverso. Inoltre non tutte le accise hanno colpito ogni tipo di carburante in maniera indistinta. Infine non bisogna dimenticarsi che sui carburanti grava anche l’IVA al 22%, che non viene calcolata solo sul prezzo netto ma anche sui balzelli. Una tassa sulle tasse. Facendo alcuni calcoli in base ai dati forniti dal Ministero dello Sviluppo Economico, il dettaglio delle accise è il seguente: 1) benzina: 728,40 € ogni 1000 litri; 2) gasolio: 617,40 € ogni 1000 litri; 3) GPL: 267,77 € ogni 1000 litri; 4) metano: 4,4 € ogni 1000 kg.

Solo nel 2017 le accise sui carburanti hanno generato un gettito per lo Stato di quasi 26 miliardi di euro, somma che non include l’IVA e che negli ultimi dieci anni ha visto un incremento di 5,4 miliardi, il 26,6% in più che in precedenza. Il ricorso a questo strumento ha visto un’accelerazione nel corso degli anni: in sessant’anni – tra il 1936 e il 1966 – sono state introdotte nove accise, le altre dieci in soli dieci anni, tra il 2004 e il 2014. Nel solo 2011 ne sono state introdotte ben quattro.

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