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Carcere e comunità: in presidio per difendere il diritto allo studio

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Alla casa circondariale Lorusso e Cutugno si protesta per i tagli al personale e alle classi delle sezioni carcerarie di tre istituti. La mattina del 29 maggio docenti e cittadinanza si sono riuniti davanti al carcere, perché “la riduzione delle classi e del numero di insegnanti rappresenta una grave violazione del diritto allo studio”.

Negli ultimi anni alla casa circondariale Lorusso Cutugno è stato possibile frequentare la sezione dell’istituto professionale Plana, il liceo artistico Primo e l’istituto di istruzione superiore Giulio, indirizzo sociosanitario. Il taglio lineare all’organico che penalizza le scuole serali e le sezioni carcerarie deriva dalla legge di bilancio che ha previsto la decurtazione a livello nazionale di 5.660 posti, di cui 300 in Piemonte.

“La richiesta di noi docenti – ha detto Sara Brugo, referente dell’istituto Plana e portavoce del gruppo – è che a giugno vengano reintrodotti sull’organico di fatto i tagli che sono stati imposti”. La situazione è complessa in partenza, perché “al Lorusso Cutugno si trovano quasi 1500 detenuti, con una capienza di massimo mille. I tagli comportano la riduzione delle attività, classi troppo affollate non funzionano per ragioni di sicurezza”.

Al presidio non c’erano solo docenti, ma anche rappresentanti di associazioni. Alessandro Di Mauro, di Avvalorando, ha sottolineato il ruolo fondamentale della scuola nel combattere le recidive, ancora altissime in Italia: “Siamo davanti a un tremendo segnale politico. Su dieci detenuti, sette commettono un altro reato e tornano in carcere. Quella dei tagli non è la risposta corretta a ciò che sta succedendo, stiamo cadendo nella retorica dell’ordine pubblico senza pensare alle alternative”.

Le classi delle sezioni carcerarie collaborano da alcuni anni – tra le tante iniziative – con la compagnia Teatro e società. Le scenografie degli spettacoli vengono realizzate dagli studenti del Plana insieme a quelli del liceo artistico. “Con i tagli, non sarà più possibile farlo – ha commentato Sara Brugo -. Non l’ho ancora detto ai miei allievi, per loro sarà un duro colpo. Lasciano la vita fuori, hanno diritto a due telefonate da dieci minuti a settimana. La scuola è riempimento di quel tempo vuoto: non possiamo privarli di un diritto”.

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