“Qui di frociaggine ce n’è tanta e la cosa non ci disturba affatto”: è iniziata così la presentazione della 17esima edizione del Torino Pride, con la risposta alle parole del papa da parte di Luca Minici, coordinatore di Torino Pride. Una presentazione che ha visto intervenire, in prima persona, anche il sindaco di Torino.
“L’impegno del Comune di Torino è totale, dal punto di vista politico e amministrativo. Ma la vera battaglia politica va combattuta in Parlamento, non nelle anagrafi dei Comuni”, ha detto Stefano Lo Russo, commentando l’abbandono, da parte del governo, del riconoscimento dei diritti delle coppie omogenitoriali e dei loro figli, delegato alle amministrazioni comunali. “Questo vento di destra in Europa e non solo – ha proseguito il sindaco – è preoccupante: per questo è ancora più importante manifestare. È iniquo che non vi sia un quadro chiaro sul tema dell’omogenitorialità ed è ancora più iniquo che questo diritto dipenda dal luogo di residenza di ogni persona. Dobbiamo alzare l’asticella e avere il coraggio di fare scelte di rottura. Non si vince nelle aule dei tribunali ma in Parlamento, con una legge chiara e congiunta”.
Città di Torino, Città metropolitana di Torino, Università di Torino, Politecnico e Accademia delle Belle Arti hanno confermato anche per quest’anno il loro patrocinio. “Alcuni atenei d’Italia – dice Mia Caielli del Comitato unico di garanzia (Cug) di Unito – non danno il proprio patrocinio. Noi pensiamo che gli atenei abbiano non solo il diritto, ma anche il dovere di sostenere questa battaglia perché non si tratta di un’attività politica ma rientra completamente nella missione educativa che hanno gli atenei. La nostra università, in questo senso, è all’avanguardia: è dal 2003 che offriamo la carriera alias”.
Anche quest’anno non è stato richiesto il patrocinio alla Regione: “Non vogliamo avere il patrocinio di questa amministrazione – spiega Minici – perché il suo colore politico non ci rappresenta”.
D’amore e di lotta: è questo il motto del Torino Pride 2024. Sabato 15 giugno i cittadini torneranno in piazza per rivendicare l’intento originario della manifestazione: un atto di ribellione contro il potere costituito e contro l’oppressione nei confronti della comunità Lgbtqia+. “D’amore, perché vogliamo riappropriarci di questo termine – dice Minici -: l’amore identifica tutti i tipi di rapporti al di là della loro composizione, mentre l’Italia è uno degli ultimi Paesi a non avere ancora riconosciuto il matrimonio egualitario. E di lotta, perché ognuno porta la propria rivendicazione come vuole, in maniera scandalosa, arrabbiata, felice o scomposta. E l’amore unisce anche tutte le lotte: stiamo parlando del Torino Pride, non del Gay Pride perché il nostro è un Pride aperto a tutta la cittadinanza”. Il manifesto è stato disegnato dal torinese Nicolò Canova, mentre l’ospite speciale sarà il cantante Michele Bravi.
L’aspetto più importante del Pride, a detta del Coordinamento, è il documento politico della manifestazione. Si divide in cinque macroaree: la persona, dalla legge contro l’omobilesbotransfobia alla riforma della legge 164 del 1982 sull’identità di genere, le famiglie, dal diritto alla genitorialità al matrimonio egualitario, la salute, dalla protezione della legge 194 sull’aborto alla tutela della salute fisica e mentale, le istituzioni e la società, dal diritto di voto al linguaggio inclusivo, e il mondo, con il contrasto a qualsiasi conflitto bellico. Ma non solo: il Tavolo dei gruppi di formazione del Coordinamento Torino Pride ha scritto un glossario, un documento non definitivo che si propone di dare una definizione a tutte le esistenze. Il percorso del 15 giugno sarà lo stesso di sempre: si partirà alle 16:30 da corso Principe Eugenio e si passerà da via Cernaia e piazza Castello. Ma c’è una novità: al posto della classica sfilata per via Po, quest’anno la parata devierà per corso San Maurizio, per poi concludere in piazza Vittorio. All’arrivo sarà possibile sottoporsi a test per l’Hiv e per la sifilide grazie al partner Fast-Track Cities. Il corteo sarà raccontato per intero e per la prima volta da una diretta di Radio Beckwith evangelica (Rbe).
Il Coordinamento Torino Pride e i suoi partner hanno organizzato dieci giorni di avvicinamento al 15 giugno con la Pride Week. La sera del 15 giugno, poi, ci sarà il consueto party finale al Centralino: chi vorrà potrà anche mangiare direttamente presso lo storico locale di via delle Rosine e la festa andrà avanti fino a tarda notte. Di fondamentale importanza è anche il collegamento con gli altri Pride della piattaforma Piemonte VdA Pride, che riunisce le manifestazioni ospitate nella regione sabauda e in Val d’Aosta: ad Alessandria c’è già stato il corteo lo scorso 25 maggio, mentre sarà la volta di Cuneo l’1 giugno, di Asti il 6 luglio e di Aosta il 12 ottobre. Lo scorso anno, secondo gli organizzatori, oltre 100mila persone avevano partecipato al Torino Pride.
Dopo aver ospitato l’assemblea generale dello European Pride Organisers Association (Epoa) nel 2022, il Coordinamento sta aspettando con ansia il prossimo 2 novembre: in quella data ci sarà l’assemblea generale di Epoa a Porto e il Torino Pride scoprirà se il capoluogo piemontese diventerà la prima città italiana non capitale a ospitare l’Europride 2027: se la gioca con Vilnius per la Lituania, Torremolinos per la Spagna e Gloucester per l’Inghilterra.
A fine presentazione, dal pubblico due attiviste hanno messo sul tavolo una questione: perché Silvio Viale, accusato di molestie da parte di alcune pazienti in qualità di ginecologo, è presente alla conferenza stampa del Torino Pride? “Non eravamo a conoscenza della sua presenza – risponde Minici -, ma in ogni caso penso che la magistratura debba fare il suo lavoro. Saremo sempre dalla parte delle vittime e della verità, ma ci sono delle indagini in corso”.