“Ho sempre pensato che gli artisti abbiano un ruolo sociale importante”. Manuel Agnelli, con la sua canzone contro la guerra russo-ucraina Severodonetsk, ha vinto il premio Amnesty di quest’anno. Se guardiamo alla musica come a un medium, spiega, se ne può cogliere il valore sociale, ovvero quello di un mezzo per “trasferire l’informazione sulle emozioni – che è quello che di solito i media ufficiali fanno fatica a fare, a volte disumanizzando l’umanità”. La canzone è nata dalla necessità di discostarsi dai calcoli geopolitici che accompagnano spesso le notizie sulla guerra. “È una cosa che mi ha devastato, il fatto di sentire che alcune ragioni politiche, geografiche, militari, potessero essere al di sopra dei valori della vita umana. Ho cercato di scrivere una canzone che non fosse retorica, senza troppi proclami”.
Durante la consegna del premio, Alba Bonetti, nuova presidente di Amnesty International Italia dal 3 giugno scorso, si è detta preoccupata per lo stato dei diritti in questo momento storico-politico. “C’è un’ondata reazionaria. Il mondo va sempre più drammaticamente a destra”. Convincere più persone possibile a tenere alta la guardia sui diritti umani sarà il suo obiettivo come neopresidente dell’associazione, ma ricreare il tessuto connettivo tra certe battaglie e la quotidianità delle persone comuni non è facile. Servono occasioni come Voci per la libertà – il concorso musicale promosso da Amnesty ora alla ventiseiesima edizione – per allineare la drammatica specificità dei soprusi che si verificano nel mondo, all’universalità dei diritti umani.
Voci per la libertà è stato lanciato da Amnesty nel 1998, in occasione del cinquantesimo anniversario della Dichiarazione dei diritti umani. Quest’anno ha superato il quarto di secolo e si trasferisce nella nuova location di Rovigo. Nel weekend del 21 e 22 luglio si chiude con la consegna ufficiale del premio al cantante degli Afterhours. “Anche se il titolo fa riferimento a una drammatica attualità” spiega Bonetti, “il motivo per cui la canzone è stata selezionata è che riesce a rappresentare l’universalità del dolore della guerra”. L’arte e la musica permettono di collegare i principi astratti all’esperienza personale, alla concretezza di certi valori.
“I diritti umani non sono altro se non poter scegliere di vivere in pace, scegliere come vestirsi, andare a scuola, scegliere chi amare. Questa canzone serve a rappresentare questa dimensione di umanità che viene lacerata dal dramma della guerra, e invita anche sommessamente a restare umani, che è l’unica possibilità che abbiamo per venirne fuori”. La musica, con il suo accesso privilegiato all’intimità delle persone, può essere una chiave per mobilitare la società al fianco delle giuste cause. Sempre più persone si rivolgono ad Amnesty, dice, perché sentono che c’è un pericolo reale sui diritti umani, più incalzante di quanto non fosse qualche anno fa. “Ci sono molti giovani che si rivolgono a noi e che in questi giorni così bui fanno rischiarare anche la nostra candela”.