Torino si trasforma, ma il lavoro non sta al passo. Mauro Zangola, ex direttore del Ufficio studi dell’Unione industriale di Torino ed editorialista de “La Voce e il Tempo” individua nel nodo occupazione il più grave dei mali che affliggono la quarta città italiana: “Torino va male perché, per tante ragioni, ha un livello di disoccupazione più alto che in passato”.
Zangola, che lunedì 4 marzo, al Polo del ‘900, ha presentato il suo ultimo libro Smarrita occupazione. Giovani, territorio e il lavoro che non c’è sottolinea che il problema è legato alle trasformazioni avvenute all’interno dell’ambiente economico torinese (e non solo): “Il fatto che il terziario sia diventato il settore più importante non è di per sé una garanzia perché il terziario produce un lavoro precario e poco retribuito e questo, di sicuro, non agevola i giovani”.
Per Zangola, lo scambio di ruoli tra industria e terziario non ha avvantaggiato Torino e anzi, i settori che potevano essere più ricettivi verso le novità si sono ridimensionati, mentre sono cresciuti quelli alimentati dal lavoro precario. “Cinquant’anni fa l’industria dava lavoro al 70% degli occupati, adesso al 20%. E oggi un gran numero di giovani lavora nel settore alberghiero o turistico, con contratti poco stabili e salari minimi”.
Proprio nel giorno in cui a Torino il ministro Di Maio ha lanciato il Fondo Nazionale per l’Innovazione, Zangola preferisce restare con i piedi per terra: “Cerco sempre di rapportarmi con la realtà e se la realtà nostra è fatta di settori che complessivamente non hanno una grande capacità innovativa, non credo che vedremo una rivoluzione”.
La cosa importante, spiega, è essere sempre consapevoli del territorio in cui i progetti vengono inseriti. Il sostrato economico varia da area ad area e, in più, a Torino si è modificato nel tempo, per questo è fondamentale concretizzare i discorsi e soprattutto proiettarli nella realtà: “Fare discorsi troppo generici è rischioso – conclude Zangola – perché certe cose possono avere un effetto a Milano o in altre aree mentre da noi possono averne uno completamente diverso. Bisogna sempre stare attenti a questi annunci che non sono calati nella nostra realtà”.