Torino anticipa il Giorno della Memoria e ricorda le vittime della deportazione fascista e nazista con la posa di otto nuove pietre d’inciampo. Queste Stolpersteine, targhe di ottone incastonate nei porfidi dei marciapiedi, si aggiungono alle ottantacinque già presenti in città.
A partire dalle 9 del 18 gennaio l’artista Gunter Demnig, ideatore delle pietre d’inciampo, ha girato Torino in un percorso di sette tappe. Insieme con i rappresentanti del Museo Diffuso della Resistenza, curatore dell’iniziativa, si è fermato davanti alle abitazioni delle vittime e ha posato personalmente le targhe. Alla cerimonia hanno partecipato anche i familiari dei tanti uomini e delle tante donne che non hanno più fatto ritorno a casa. Commossi, sono stati sostenuti dagli applausi e dalle poesie recitate dai tanti studenti che hanno collaborato all’iniziativa con il Museo Diffuso.
“Essere qui oggi è molto importante. I bambini hanno la possibilità di vedere con i loro occhi gli orrori delle deportazioni: la memoria è un dovere anche per le nuove generazioni”, dice una maestra della scuola elementare Salgari. E sulla targa di ottone che, in via Mazzini 33, ricorda Remo Obbermito, deportato in Germania e morto nel “campo di disciplina” di Zöschen nel 1945, una sua alunna ha lasciato una rosa rossa.
Oltre a Torino, da quest’anno le pietre d’inciampo sono state posate anche in altri comuni del Piemonte. “L’idea è dare vita a un grande tessuto della memoria che possa recuperare il ricordo di quello che è stato, trasformando in positivo la rete di campi di morte che i nazifascisti avevano creato”, aggiunge David Sorani, presidente dell’Associazione culturale ebraica Anavim.
Nella mappa i luoghi delle nuove pietre d’inciampo e le storie delle vittime della deportazione nazista e fascista.
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