Un rifugio naturale e un “altrove” dentro la città. Una nuova visione è possibile. La propone l’architetto e urbanista Maurizio Zucca, tra i fondatori di Open House, l’edizione torinese di un format internazionale, nato a Londra, che consiste nel visitare case, palazzi, luoghi abitualmente non accessibili e scoprire così la ricchezza delle architetture. «I siti urbani sono il luogo che noi abitiamo e da cui evadiamo alla ricerca di ambienti naturali. Ma allora perché non costruirli e coltivarli all’interno delle stesse città? Lo facciamo già, con giardini e parchi. Ma la futura urbanistica potrebbe pensare tutto questo su un’altra scala, in un’altra dimensione», sottolinea Zucca, che in proposito ha ideato “Spazio Per”, progetto che propone soluzioni per un uso ecologico del contesto pubblico. Consapevole che i siti urbani saranno i luoghi in cui vivrà la maggior parte degli abitanti del pianeta, per l’architetto è necessario portarvi ciò che ora si va a cercare fuori: «Penso al verde, alla campagna, all’acqua balneabile».
PORTARE LA NATURA IN CITTÀ
La proposta di “Spazio Per”, presentata all’ultima Biennale di Architettura a Roma, vuole realizzare in città luoghi tipicamente extraurbani che si reggano anche economicamente, in cui e di cui il
cittadino sia parte attiva. «Con il sito internet dedicato al progetto, cerco di proporre una comunicazione semplice e diretta, sostenuta da immagini che consentano di visualizzare immediatamente quali ambienti potrebbero integrare la città», sostiene Zucca. Una proposta che, secondo l’architetto, avrebbe implicazioni utili alla città sia da un punto di vista climatico perché i nuovi spazi sarebbero in grado di regolare la temperatura urbana, sia strategico. Fornirebbe ad esempio la possibilità di accumulare il surplus d’acqua dato dai nubifragi per dare vita a spazi destinati alla balneazione.
SI PUÒ PARTIRE DA SCALO VANCHIGLIA
“Spazio Per” pensa in particolare allo Scalo Vanchiglia, con i suoi siti lungo i fiumi. Scalo Vanchiglia confina con il parco Colletta e con i parchi alla confluenza tra Dora, Stura e Po: un’area enorme che, se gestita e utilizzata con più attenzione e partecipazione, può arricchire tanto la città.
NUOVE OPPORTUNITÀ LAVORATIVE
“Spazio Per” crede nelle potenzialità della piccola imprenditoria urbana. «Questo tipo di urbanistica incentiverebbe la partecipazione dei cittadini alla gestione “dell’altrove” dentro la città. Nascerebbero nuove attività e una dimensione creativa che serva a trasformare gli spazi vuoti in servizi per la città». Per Zucca, l’emergenza sanitaria potrebbe essere un punto di partenza del cambiamento. «Un catalizzatore che ha portato a consolidare e rendere evidenti i disagi, le necessità e i bisogni vissuti in città. Stare due mesi chiusi in casa ci ha portato a vivere il grande centro
abitato come un luogo di reclusione. Il virus, così, ha messo in evidenza la sconfitta dell’urbanistica. Ma anche una sorta di consapevolezza comune che porta a ripensarla». Secondo l’architetto,
oggi servirebbe un piano condiviso per realizzare, su scala urbana, contesti come quelli proposti da “Spazio Per” a partire dai parchi lungo i fiumi riconosciuti dal piano regolatore, cioè dalle norme urbanistiche edilizie attuabili. «Tuttavia, è importante che ciò non rimanga lettera morta ma che si trasformi nella possibilità concreta, per ogni cittadino che si occupa di ristorazione, bar, coltivazione e attività pubbliche, di partecipare a questa offerta di servizi nel verde in modo effettivo. E per dare vita a tutto ciò serve un impegno normativo comune».
Articolo tratto dal Magazine Futura uscito il 3 giugno 2020. Leggi il Pdf cliccando qui