Una novità assoluta. Guido Saracco, docente di Chimica ed ex vicerettore, ha ufficializzato la candidatura a rettore del Politecnico di Torino. Lo fa lanciando il sito web su cui presenta il proprio programma. Laboratorio aperto sul futuro del Politecnico di Torino è un portale che nasce come progetto partecipato, a cui tutti possono contribuire con commenti e proposte. Un’apertura al mondo esterno attraverso la tecnologia che rinnova il mondo accademico e che distingue Saracco dagli altri candidati: Michela Meo e Mauro Velardocchia.
Sul sito Saracco presenta gli aspetti principali del suo programma, rivolgendosi innanzitutto agli studenti e ai colleghi. Un portale che si articola intorno a sei parole chiave: Promuovere, Semplificare, Partecipare, Collaborare, Progettare e Migliorare, e che nasce dal confronto avuto negli scorsi mesi all’interno dell’Ateneo. Un progetto che trova ora maggiore spazio online, aperto a chiunque voglia contribuire. È molto facile farlo: attraverso un modulo si possono inviare a Saracco i propri suggerimenti, che verranno pubblicati in sintesi.
Un’opportunità, dunque, per discutere del futuro dell’Ateneo con chi nelle aule studia e lavora, ma non solo. Come ha ribadito nella presentazione per la sua candidatura, Saracco vuole rivolgersi anche all’esterno dell’ambito universitario. L’obiettivo primario è trovare finanziatori e imprese con cui avviare partenariati industriali. «L’80% dei nostri studenti se ne va», sottolinea il docente, che vorrebbe invece che chi si laurea al Politecnico rimanga sul territorio. Per riuscirci, il candidato rettore guarda ai grandi gruppi, nella speranza di ottenere collaborazioni lavorative e borse di studio.
E i finanziamenti sono un tema centrale anche per riuscire a incrementare il corpo docente. Se l’Ateneo di Milano può vantare un rapporto di un professore ogni 29 studenti, il Politecnico torinese è fermo infatti a un rapporto di uno a 40. Un progetto per il quale servirebbero 5-10 milioni, oltre ai soldi pubblici, e per recuperarli Saracco pensa a enti no profit come la Compagnia di San Paolo. Dovrebbero essere sufficienti, invece, i fondi dell’Ateneo per equiparare gli stipendi dei dottorati a quelli dei colleghi inglesi e francesi, portando le borse da 1.300 a 1.600 euro.
Saracco è comunque abituato alle sfide tecnologiche, pur avendo qualche reticenza sul mondo dei social network. Un timore che ha superato per la candidatura al rettorato, consapevole delle opportunità che una piattaforma come Twitter offre per intercettare un grande pubblico e attirare a Torino nuovi studenti. Ad aiutarlo nella gestione di sito e account online sono i collaboratori, di cui però, per il momento, preferisce non fare i nomi. «Sarà numerosa e competente», le uniche indicazioni date dall’aspirante rettore sulla sua eventuale squadra di lavoro.
Il 30 novembre si apre il periodo elettorale e i candidati si muovono ancora cauti. Ma ormai sono le ultime tappe del confronto, perché entro il 20 febbraio, al massimo, si avrà il nome del nuovo rettore. Un Politecnico destinato a rimanere autonomo nelle intenzioni del docente di Chimica che, riguardo ai rapporti con l’Università degli Studi di Torino, ha un giudizio netto: collaborazione sì, fusione no. «Provate a chiedere. La nostra burocrazia è notoriamente più efficace di quella delle altre università. Il mio obiettivo è di semplificarla ulteriormente e stravolgimenti istituzionali non aiuterebbero», ha affermato Saracco.