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Politecnico, i programmi dei candidati rettori: l’ateneo sia punto di riferimento per lo sviluppo

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Il Politecnico di Torino è pronto a scegliere il suo Rettore. Tre gli appuntamenti elettorali per arrivare alla nomina della nuova guida dell’ateneo: due turni, il 31 gennaio e l’8 febbraio, fino all’eventuale ballottaggio del 20 febbraio. I candidati, Mauro Velardocchia, Michela Meo e Guido Saracco, hanno presentato i loro programmi per il mandato 2018-2024 durante la terza assemblea del 25 gennaio nell’aula magna Giovanni Agnelli. Il rilancio a livello nazionale e internazionale e la crescita del Poli sotto l’aspetto tecnico-lavorativo e umano sono i punti in comune dei tre aspiranti, declinati con alcune sfumature.
Fondamentale per Velardocchia, Meo e Saracco che il “Poli” torni a essere un punto di riferimento per lo sviluppo del territorio e del Paese, in grado di dialogare con il Comune di Torino, la Regione Piemonte, il Ministero dell’Istruzione, quello dello Sviluppo Economico e degli Esteri per proseguire il processo di internazionalizzazione. Al centro, più che le strutture, ci sono le persone, cioè i docenti, i ricercatori, gli studenti e i tecnici che lavoro al Politecnico.

I PROGRAMMI IN SINTESI

Per Mauro Velardocchia, i giovani professori associati devono avere pari dignità di quelli ordinari e, possibilmente, favorire l’avanzamento di carriera. Devono, inoltre, aumentare i finanziamenti per facilitare l’assunzione di nuovi insegnanti e ricercatori a tempo determinato che possano affrontare un percorso di dottorato con reale apertura internazionale e interdisciplinare. “È importante riconoscere l’autonomia responsabile dei dipartimenti, la piena e reale parità degli stessi, nonché la parità di genere”, sottolinea. E a livello di sviluppo per l’Italia l’obiettivo è chiaro: “Vorrei costituire un centro di competenza sull’industria 4.0 vicino al Campus di Mirafiori e creare un hub che metta a valore le competenze del Politecnico e dell’Università di Torino sulle societal challenges”. I lavoratori dell’Ateneo devono poter usufruire di un piano welfare stabile “affinché le persone, se si devono curare, abbiano il Politecnico al loro fianco. Così come noi abbiamo bisogno di alleati nel territorio a livello politico locale e nazionale, perché siamo assenti da troppi anni dal dibattito pubblico sulle Università”.

Crescita e rinnovamento sono le parole d’ordine di Michela Meo e per questo punta all’utilizzo delle risorse interne per l’aumento del personale, da negoziare direttamente con il Miur. Prevede una spesa sostenibile di 7,5 milioni di euro (“Abbiamo 40 milioni di attivo all’anno nel bilancio”, ricorda) per l’assunzione di 100 professori ordinari e 50 associati, 80 ricercatori a tempo determinato e 200 membri del personale Tab. E le risorse devono essere assegnate in base ai bisogni dei singoli dipartimenti, superando “la logica degli algoritmi freddi”. Ma il Politecnico è formato in numero maggiore dagli studenti: “Dobbiamo metterli al centro del progetto, dando loro capacità di lavorare da soli e in squadra, perciò è necessario integrare formazione e ricerca per interagire con il territorio e consolidare le iniziative di internazionalizzazione. Dobbiamo avere il coraggio di sperimentare nella formazione con nuovi strumenti, ma i saperi devono essere legati alle conseguenze etiche delle innovazioni”.

Avere un buon team è fondamentale per Guido Saracco, che punta sulla “meritocrazia 2.0” fondata sui progetti di squadra e per questo ha deciso di dare vita a inizio novembre al Laboratorio sul futuro del Politecnico. Da rettore vorrebbe creare un teaching lab per i professori, aumentare il numero dei team studenteschi e sfruttare i fondi per continuare a finanziare la ricerca di base, portando la borsa di dottorato a 1600 euro al mese. Oltre a questo, prevede nuove assunzioni, maggiore coinvolgimento e progressione di carriera per il personale docente e tecnico, più partecipazione e coinvolgimento di questi per dare più valore. Perché da una ricerca interna al Politecnico è emerso che i due terzi dei dipendenti si sente in sovraccarico di lavoro e il restante terzo non si sente valorizzato e ciò può portare a stress. “La salute e il benessere di chi lavora devono essere al centro”, dice Saracco che ha in mente di realizzare entro il 2024 un campus vicino al Castello del Valentino per farne una casa delle associazioni studentesche, dei dipartimenti, dei laboratori oltre a una “casa del welfare” con palestra e scuola materna per i figli dei lavoratori, una biblioteca e un centro culturale.

ARMANDO TORRO