“Tra tutte le 800 donne italiane che abbiamo intervistato nella nostra indagine, è emerso che non c’è nessun momento della giornata, tra mattina, pomeriggio, sera e notte in cui tutte e 800 si sentano completamente al sicuro. Tutte quante hanno due o tre momenti nell’arco della giornata in cui non si sentono a proprio agio”. Più di un anno fa, Giulia Sorriento, laureata in Scienze strategiche, ha avuto un’idea per aiutare le donne ad affrontare con meno ansia e paura alcuni momenti critici della giornata, tra tutti il ritorno a casa di notte. Si tratta di Pinkroad, una community tutta al femminile nella città di Torino.
Il primo luglio, presso l’associazione culturale Comala, avverrà, con una ottantina di ragazze già iscritte al progetto, un primo test delle funzionalità dell’app che Giulia, ha ideato insieme a Simone Testagrossa e Matteo Barone e che, grazie all’ingresso nel team di Andrea Viganò, consulente informatico, è diventato realtà. Pinkroad sarà scaricabile gratuitamente su tutti i cellulari entro la fine dell’anno.
Le donne potranno geolocalizzarsi a vicenda attraverso una mappa e comunicare tramite una chat per decidere se tornare a casa insieme a piedi o condividendo un taxi, percorrendo così tragitti che altrimenti affronterebbero sole o non affronterebbero proprio. Troppo spesso, infatti, dietro l’organizzazione di un’uscita serale, ma non solo, le donne attivano un meccanismo di autotutela. Le scelte vanno dall’abbigliamento migliore per evitare attenzioni non richieste, alla decisione di allungare il percorso per non percorrere tratti specifici. L’app avrà anche una fase finale di valutazione dell’esperienza, seguita da Simone, responsabile dell’identificazione delle utenti tramite spid, in modo da garantire la sicurezza di tutte le donne parte di Pinkroad.
In concomitanza con il test del primo luglio esclusivamente per le donne, l’evento di presentazione dell’app sarà invece aperto a tutti, anche a uomini e ragazzi che vorranno informarsi sulla questione. La percezione del pericolo degli uomini è, infatti, molto diversa e non sempre il disagio e l’insicurezza che le donne provano per strada viene capito. Gli stessi Simone e Matteo, responsabile della parte finanziaria, sono più consapevoli della questione dopo l’inizio del progetto portato avanti con Giulia: “Seguire Pinkroad mi ha aperto molto gli occhi. Ora, io in primo luogo cerco di mettere le donne a proprio agio. Se, per esempio, incontro una ragazza sola di notte, tendo a non incrociare lo sguardo o fingo di parlare al telefono, per far capire che sono impegnato in altro”, racconta Simone. Anche Matteo spiega di riuscire a immedesimarsi, molto più di prima, in quello che una donna deve affrontare quando si trova in determinate situazioni.
Oltre al supporto per strada, il team di Pinkroad offre l’opzione “lavagna bianca”, un posto dove poter raccontare anonimamente le proprie esperienze. Una funzionalità nata dopo la risposta positiva delle donne italiane a un primo questionario diffuso dal team, in cui moltissime donne si sono confidate e hanno condiviso i loro metodi per sentirsi più al sicuro, come tenere in mano le chiavi, l’accendino o fingere una chiamata.
Tra le funzionalità dell’app, alcune non sono ancora state sviluppate ma sono nel cassetto. Una di queste è la possibilità di attivare una registrazione e mettere a disposizione un numero di emergenza nel caso di pericolo o dell’assenza di altre donne della community nelle vicinanze. Il desiderio, nel lungo termine, di Giulia, Simone, Matteo e Andrea è una chat attiva ventiquattro su ventiquattro che possa essere contattata in qualsiasi momento.