“Il Piemonte è stato il territorio più importante nella penetrazione in Italia della propaganda russa”. I radicali italiani denunciano, a Torino, le “connessioni pericolose” tra esponenti della politica e delle istituzioni locali con elementi di diffusione dell’ideologia e della linea politica del Cremlino. In una lettera aperta a Giorgia Meloni – firmata da Igor Boni, presidente dei Radicali Italiani, e Giulio Manfredi, della Giunta di segreteria dei Radicali Italiani – pur accogliendo favorevolmente la netta presa di posizione contro l’invasione russa da parte di Fratelli d’Italia, chiedono le dimissioni dell’assessore regionale Maurizio Marrone e del console onorario della Bielorussia, Fabrizio Comba. Silvio Viale, capogruppo Lista Civica al Comune di Torino, chiede inoltre al Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, tramite un emendamento depositato in Consiglio comunale, di togliere tutte le deleghe all’assessore Marrone. Ma quali sono le connessioni pericolose per cui i Radicali avanzano queste richieste?
Maurizio Marrone: dal Donbass all’Italia, con i mercenari separatisti
Nel 2016, Maurizio Marrone fonda a Torino la sedicente “Rappresentanza della Repubblica Popolare di Donetsk in Italia” (DNR), caso unico in Europa insieme a quello di Verona. L’8 giugno 2017 viene immortalato dalla trasmissione televisiva “NEMO” di Rai2 mentre si trovava a Lugansk, nel Donbass ucraino occupato dai secessionisti filorussi, e veniva premiato da altri nazionalisti europei per la sua opera a favore dei separatisti; allo stesso evento, era presente il sig. Andrea Palmeri, mercenario filorusso, all’epoca già latitante e poi condannato dal Tribunale di Lucca a 2 anni e 8 mesi di carcere per lesioni gravi (sentenza definitiva) e dal Tribunale di Genova a 5 anni di carcere (sentenza di primo grado) per reclutamento di mercenari italiani per la guerra nel Donbass. Il 18 settembre 2018, a proposito dell’abbattimento del volo di linea “Malaysian Airlines” nel luglio 2014 nei cieli dell’Ucraina orientale, Marrona, che imputava ll’abbattimento al governo ucraino, dichiara: “Come Rappresentante della DNR in Italia porterò un dossier contenente tutte queste prove all’attenzione del Ministero Esteri della Repubblica Italiana, con la richiesta ufficiale di interrompere qualsiasi relazione diplomatica con il governo ucraino: dopo anni di infamanti menzogne ai danni della Repubblica Popolare di Donetsk, è chiara finalmente la vocazione terroristica e stragista delle autorità di Kiev, che non si sono fatte scrupolo di eliminare i leader nemici con attentati dinamitardi, per ultimo il Presidente DNR Zakharchenko firmatario degli accordi di pace di Minsk, e addirittura di servirsi di killer dell’ISIS come sicari”. Nonostante ciò, come denunciano i Radicali, è già stato provato che l’abbattimento dell’aereo civile è da imputare alle forze separatiste del Donbass.
Fabrizio Ricca: la piacevole compagnia di Savoini e Dugin
L’assessore regionale della Lega è il segretario portavoce dell’Associazione Piemonte/Russia, fondata a Torino il 25 giugno del 2015 presso Regionale del Piemonte. Un evento che si è svolto in un palazzo delle istituzioni, alla presenza di Gianluca Savoini (braccio destro a Mosca di Matteo Salvini, scoperto nel 2019 a chiedere fondi neri per la Lega alla Russia), insieme al presidente onorario Aleksandr Dugin (ideologo della “Grande Russia”), al presidente Matteo Beccuti (attuale amministratore delegato di “Environment Park”, nominato dalla Lega) e al tesoriere Marco Racca (esponente di CasaPound).
Fabrizio Comba: il console di Lukashenko
Alla lista dei nomi per cui i Radicali chiedono le dimissioni c’è anche quello di Fabrizio Comba, dal 2016 console onorario della Bielorussia (incarico rinnovato con Exequatur del 6 maggio 2021). “Lei, onorevole Meloni – si dice nella lettera aperta firmata da Boni e Manfredi – conosce come noi la situazione di non-democrazia, di non-Stato di Diritto, in cui versa la Bielorussia, in particolare da quando il dittatore Aleksandr Lukashenko nel 2020 non ha riconosciuto i risultati delle elezioni presidenziali, che davano vincente l’opposizione democratica, ed ha sistematicamente represso qualsiasi manifestazione di dissenso, tanto da essere preso a modello da Vladimir Putin per la recente, definitiva, stretta repressiva in Russia. Anche rispetto al regime di Lukashenko, siamo felici di dare atto che Fratelli d’Italia, sia a livello nazionale sia nel Parlamento Europeo, si è espressa e ha votato con convinzione a favore di un ristabilimento delle condizioni di libertà e di democrazia. Ma, allora, lei, onorevole Meloni, come può tollerare che il suo portavoce piemontese non si sia ancora dimesso dalla carica che ricopre, anzi, non abbia mia pronunciato in questi anni una sola parola contro il regime di Lukashenko?”.