Dopo un primo trimestre 2023 che ha portato il Pil piemontese a un +1,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, l’economia piemontese ha frenato, complice il peggioramento del quadro macroeconomico internazionale. A fotografare la situazione è Banca Italia che, attraverso l’indicatore Regio-coin, fornisce una stima dell’evoluzione degli aspetti economici regionali. La sede piemontese dell’Istituto ha registrato una flessione dell’economia all’inizio dell’estate, appesantita in autunno. E anche le previsioni per i prossimi mesi sono improntate al pessimismo: soprattutto le imprese di minori dimensioni e il settore manifatturiero lamentano una diminuzione degli ordini, compresi quelli esteri, e un maggior ricorso agli ammortizzatori sociali per i dipendenti. Con la sfiducia negli investimenti rafforzata dal conflitto in Medio Oriente.
Il contributo alla crescita e all’accumulazione di capitale continua comunque a essere fornito dal Pnrr: al 10 di ottobre le risorse assegnate agli enti pubblici per progetti da realizzare in regione erano pari a 8,2 miliardi di euro, sebbene alcuni interventi siano ancora attualmente in discussione.
Nello specifico: l’accumulazione di capitale delle imprese industriali è stata debole e la propensione a investire è diminuita nel corso dell’anno. La situazione economica delle aziende è rimasta nel complesso favorevole, anche grazie alla frenata dei costi di produzione rispetto allo scorso anno. Il numero di occupati è ulteriormente cresciuto, ma il potere d’acquisto delle famiglie ha registrato una rilevante perdita. Sono calati i mutui e le richieste di accesso al credito visto l’alzamento dei tassi d’interesse.
“Se prendiamo in esame l’economia di tutta la penisola, quella piemontese rimane sopra le media nazionale” commenta Cristina Fabrizi, presidente della divisione analisi e ricerca economica di Bankitalia per il Piemonte.