Negli ultimi due anni, in Piemonte sono stati aperti 37 progetti di investimento stranieri, per un valore investito di oltre 500 milioni di euro. Una schiera che racchiude anche grandi aziende che potrebbero ampliare il ventaglio delle assunzioni sul territorio, “nell’ordine di qualche migliaio di addetto” secondo Cei Piemonte, il Centro estero per l’internazionalizzazione regionale.
Ma non è tutto, visto che nel 2023 sui tavoli del Cei ci sono 220 dossier di potenziali investitori internazionali. Tutti focalizzati su digitale e sostenibilità, sono orientati alla produzione. L’obiettivo del Cei Piemonte è quindi presto detto: nel 2024 si punta raddoppiarli, arrivando a quota 400. Fra richieste di informazioni e visite aziendali, comunque, nell’occhio del ciclone non manca la filiera automobilistica, per la quale spiccano, rivelano al Cei, “interessi vietnamiti”, più avanzati rispetto alle “cautele cinesi”.
Di questi possibili nuovi attori nel teatro economico piemontese, la classifica dei paesi di riferimento vede Regno Unito (15%), Stati Uniti (14%) e Germania (10%) sul podio, seguiti da Francia (9%) e Canada (5%). E i settori in rampa di lancio sono immobiliare (20%), Ict (15%), salute e benessere (14%), aerospazio (12%), automotive (11%) e logistica (8%). Fra le province, la più attrattiva è il capoluogo Torino (50%). Dietro ci sono Novara (10%), Alessandria (6%) e Cuneo (5%).
Investire in Piemonte
Nel ventaglio degli investimenti stranieri distribuiti a livello regionale rientrano sì big company, ma anche startup e piccole e medie imprese. Nella lista, infatti, si legge Coca-Cola con i suoi 30 milioni di euro per riaprire l’hub di Gaglianico e la sua produzione di bottiglie in PET riciclato; Bulgari a Valenza con spazi raddoppiati e 650 assunzioni entro il 2028; Cartier e la sua nuova fabbrica da 25 milioni di euro (in cui lavorano 450 persone, di cui un quarto neo assunti) oppure Google Cloud a Torino come secondo cloud region italiano. Non vanno dimenticate però startup come Electra Vehicles, pronta ad aprire le porte a 50 nuovi ingegneri.
Il Piemonte raccoglie il 10% degli investimenti diretti esteri italiani e conta più di 1.300 aziende con impronta straniera. Quest’ultime contribuiscono all’8% dell’occupazione regionale, cifra che, tradotta, equivale a oltre 150mila lavoratori, un valore aggiunto di 11,8 miliardi di euro e 46,2 miliardi di euro di fatturato (pari al 20% del totale in Piemonte). Ma da dove arrivano queste imprese? In primis dalla Francia (il 27,5%), seguita da Germania (12,3%) e Stati Uniti d’America (9,8%).
Team d’attrazione
Per intercettare e supportare potenziali investitori, la Regione fa all in sul Team attrazione, gruppo di lavoro che si presenta come unico interlocutore in scouting e accompagnamento aziendale. E da venerdì 17 novembre ha aperto anche ad altri enti locali, di ricerca e formazione, associazioni di categoria, Camere di commercio, università piemontesi. Una squadra che coordina e affronta i vari interessamenti di aziende a investire tramite uno sportello di contatto al fine di trovare stakeholders, immobili, nuovi addetti, ecc.
“Dobbiamo tornare a lavorare insieme, essere un’unica squadra”, ha detto Alberto Cirio, presidente della Regione, che si è tolto un sassolino dalla scarpa nei confronti della Città, sostenendo che “uscire dal Cei Piemonte è stato un errore in una stagione di scelte sbagliate”.
Era il 2017 quando la giunta a trazione M5S aveva preso questa decisione. Linea di dialogo e aperture arrivano invece da Stefano Lorusso, attuale primo cittadino.
Poi, una parentesi anche sul polo dell’intelligenza artificiale da parte del governatore: “Sto raccogliendo i dossier. Ho chiesto, su mandato dei ministri Bernini e Giorgetti, di raccogliere le disponibilità perché entro fine anno avremo l’insediamento del tavolo sull’Ia. Si dà priorità agli edifici pubblici e pronti perché abbiamo aspettato fin troppo tempo”.