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Piemonte: “Economia sana, ma siamo troppo vecchi”

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Vecchio e bisognoso di infrastrutture. Ecco il Piemonte che emerge dalla nuova analisi realizzata dal Centro studi di Unioncamere. Una fotografia sui numeri chiave della regione che diventerà strumento annuale per l’individuazione di strategie di sviluppo del territorio. Ne emerge che il Piemonte sta bene ma potrebbe star meglio, e che, nonostante il rallentamento atteso per i prossimi mesi, registra sull’export dati tre volte migliori rispetto alla media nazionale, con una bilancia commerciale qui rimasta sempre positiva. 

La sfida principale, però, resta la demografia, con effetti a cascata su tutti i settori, dal mondo del lavoro alla contrazione dei consumi, fino all’atteggiamento di scarsa fiducia nel futuro che sembra contraddistinguere la cittadinanza. Tanto che, in sede di presentazione dei dati, l’allarme è lanciato in modo trasversale da tutti principali comparti economici piemontesi: “Senza i giovani non c’è futuro”. 

Demografia: qui peggio che altrove

Secondo la fotografia di Unioncamere, i residenti in Piemonte alla fine del 2022 erano 4,2 milioni, circa 15mila persone in meno rispetto all’anno precedente. Continua, infatti, il calo del numero dei residenti in atto dal 2013, non più attenuato dagli effetti positivi dei saldi migratori. E qui le cose vanno peggio che altrove. Se in Italia il tasso di crescita naturale si assesta sul -5,4 per cento, infatti, in Piemonte raggiunge il -7,7 per cento, con uno sbilanciamento intergenerazionale particolarmente critico. 

Sul territorio, infatti, si contano circa 220 anziani ogni 100 giovani con meno di 15 anni e il tasso di dipendenza strutturale, che definisce il carico sociale ed economico della popolazione in età attiva, si attesta al 61,7%, evidenziando una condizione di profondo squilibrio.

Le tendenze demografiche in atto rappresentano una delle principali sfide per il futuro del mercato del lavoro piemontese. Istat stima che, nel 2042, la quota della popolazione in età lavorativa (15-64 anni) scenderà al 55%, dal 62% attuale, mentre l’incidenza della popolazione in età non lavorativa (fino a 14 anni e over 65enni) salirà al 45%, dal 38% attuale.

Infrastrutture: la ricetta per essere attrattivi

“Per essere attrattivi ci vogliono i giovani”, dicono i diversi rappresentanti delle associazioni di categoria che, dal commercio all’agricoltura, siedono al tavolo di confronto sui dati elaborati da Uniocamere. Giovani, ma non solo. “Un territorio attrattivo deve mettere a disposizione una serie di cose – spiega Gianpaolo Coscia, presidente di Unioncamere Piemonte – tra cui una rete ferroviaria e stradale efficiente, piste ciclabili, infrastrutture, connessione”. Servizi che, con il traforo del Monte Bianco chiuso e la circolazione dei treni al Frejus ferma almeno fino alla primavera 2024, suonano come campanelli d’allarme. E poi c’è l’appello che Unioncamere fa alla politica: “Per la logistica non si utilizzino nuovi terreni, ma aree esistenti”.  

La Regione punta su aerospazio, cinema e semiconduttori

La partita Intel – la gigafactory produttrice di chip che la regione vorrebbe convincere a investire in Piemonte – torna sul tavolo anche nell’ambito dell’incontro promosso da Unioncamere. A parlarne è l’assessore allo Sviluppo Andrea Tronzano, che spiega come “il mix imprenditoriale contraddistingua da sempre la regione”. “Se oggi dovessi identificare due settori simbolo sarebbero l’aerospazio e il cinema. Il terzo è il team di attrazione che abbiamo messo in piedi e che servirà per promuovere gli investimenti”. I dossier principali? “Dopo l’aerospazio – conclude Tronzano – per me è l’industria dei semiconduttori, per cui riteniamo di avere la filiera giusta”. Intel, dunque, ma non solo. Se non sarà l’azienda statunitense, insomma, che sia qualcun altro, purché sia. 

Economia in espansione e mondo del lavoro

Il Pil del Piemonte ha superato, nel 2022, i 144 miliardi di euro, pari al 7,7 per cento della ricchezza prodotta a livello nazionale. Una crescita del 6,7 per cento sostenuta, come l’anno precedente, dalla spesa delle famiglie dei residenti e dagli investimenti fissi lordi, mentre la domanda estera netta ha fornito un contributo negativo.

Focalizzando, comunque, l’attenzione sui dati relativi al 2022, si segnala un generale miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro piemontese: il numero di occupati è cresciuto dell’1,0% rispetto al 2021 (1.785mila occupati), mentre le persone in cerca di occupazione sono scese a quota 124mila, l’11,2% in meno rispetto all’anno precedente. In questo contesto si registra un tasso di occupazione in crescita (66,3%, a fronte del 65,0% del 2021).

Le sfide per il futuro

“Le cifre chiave del Piemonte – spiega Coscia – rappresentano un supporto conoscitivo per gli operatori economici, sociali e i policy maker chiamati a progettare e a implementare le politiche di sviluppo economico regionali”. Quali? La demografia e le infrastrutture, in primis, ma poi anche quelle relative al capitale umano e alla formazione. “Leve – conclude – utili per adattarci ai mutamenti socio-politici ed economici a livello internazionale”. E dunque ambiente, digitalizzazione e sostenibilità. Senza dimenticare la sfida del presidente di Confindustria Marco Gay, che commenta così il calo degli investimenti in sviluppo e ricerca dell’industria piemontese: “Da due anni in questo Paese mancano politiche di sviluppo in “Research and development”. Dobbiamo essere ambiziosi”. Con un sogno nel cassetto di tutti i settori produttivi piemontesi: tornare ad essere la terza regione italiana per esportazioni.