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#PerTutteNoi, Regione Piemonte in difesa delle donne

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Dieci azioni concrete per i diritti e la dignità delle donne. Dieci proposte tutte piemontesi, illustrate oggi dall’assessora alle Pari opportunità Monica Cerutti, sotto il cappello #PerTutteNoi. Si combatte la violenza, ma si avanzano anche richieste in tema di sanità di genere, superamento degli stereotipi e politiche a favore del lavoro. Cerutti ha rivendicato l’operato della regione in tema legislativo, ricordando le due leggi quadro del 2016: la legge 4 per il contrasto alla violenza di genere e la sua prevenzione, e la legge 5 che riguarda la lotta a tutte le discriminazioni, comprese quelle sull’identità di genere. “La piattaforma Nonunadimeno – ha detto Cerutti durante la presentazione del progetto – può spingerci a migliorare la nostra posizione, ma certo noi (la regione ndr) abbiamo molto da dire sul lavoro fatto”.

Per esempio sono state date più risorse alla rete regionale dei 14 centri antiviolenza e delle 9 case rifugio, che a oggi ospitano rispettivamente 2336 e 86 donne, anche con figli. Nel corso del 2018 saranno aperte altre tre case rifugio e due centri antiviolenza: uno (il 17 marzo) a Chieri, uno a Casale Monferrato. L’accompagnamento al reinserimento abitativo e lavorativo è un tema forte, con la creazione e il potenziamento di una rete territoriale e con un fondo di solidarietà che integri il patrocinio legale gratuito alle donne che hanno subito violenza, già garantito dalla Convenzione di Istanbul ratificata dall’Italia nel 2013. “Le donne hanno bisogno di fiducia nelle istituzioni, uno degli aspetti più importanti è la consapevolezza della propria situazione e il desiderio di uscirne”, ha detto Cerutti. Il programma della regione Piemonte coinvolge anche gli autori di violenza, che dovranno seguire un percorso di reinserimento. Nel carcere di Biella per esempio saranno istituiti una serie di interventi.

La seconda parte delle azioni pratiche va oltre la lotta alla violenza, proponendo azioni per superare gli stereotipi sulla salute di genere. Bisogna infatti andare al di là dell’idea per cui le donne muoiano soprattutto per il tumore al seno o all’apparato riproduttivo. In realtà è soprattutto per colpa di malattie cardiocircolatorie. È necessario umanizzare gli spazi di cura, progetto che verrà portato avanti nel nuovo polo della Città della salute, e formare il personale socio-sanitario in tema di violenza e salute di genere.

Uno dei progetti più innovativi è quello di una app che verrà lanciata prossimamente e che servirà per spiegare alle donne che subiscono violenza come comportarsi: qual è la normativa ma soprattutto i servizi (caserme, consultori, case rifugio, centri antiviolenza) più vicini a cui fare riferimento. Obiettivo è anche migliorare la capillarità della rete territoriale e avere dati e percentuali più realistici del fenomeno, sempre nel rispetto della privacy.

MARTINA PAGANI

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