Dalla sinistra radicale ai tassisti, passando per i no vax: la Torino che contesta il governo si prepara all’arrivo di Mario Draghi. Oggi, martedì 5 aprile, il presidente del Consiglio verrà accolto alle 15 dal sindaco della città, Stefano Lo Russo, per la firma del “Patto per Torino”, un accordo grazie al quale il capoluogo piemontese potrà ripianare le casse comunali attraverso i finanziamenti. A seguire, il capo dell’esecutivo proseguirà il suo giro alla Nuvola Lavazza, luogo simbolo della riqualificazione urbana, per una visita privata.
Sono molti i sit-in organizzati in forma di protesta in giro per la città. “Noi stiamo accogliendo Draghi con il dovuto rispetto reciproco, per come ci hanno trattati negli ultimi due anni”, spiega Raissa, un’attivista e interprete presente al corteo indetto da Italexit in piazza Castello, di fronte al palazzo della giunta regionale, dove arriverà anche il segretario del partito nazionale Gianluigi Paragone.
“Draghi rappresenta il liquidatore dell’Italia, e l’Italia sta fallendo – continua Raissa -. Il guadagno del nostro Paese è all’80% delle piccole e medie imprese, non siamo come la Germania con molte fabbriche grosse. Il green pass non c’entra niente con la salute, è il totale controllo di ognuno di noi. Io sono free vax, voglio che venga rispettata anche la mia scelta. Gli ultimi due governi non ci rappresentano: non c’è la volontà del popolo”.
“Siamo qui per una forma di rimostranza per la serie di provvedimenti liberticidi e letteralmente disumani”, denuncia Sam, studente laureato in giurisprudenza presente in piazza con altri universitari dissociati da Italexit. “Tali provvedimenti stanno ponendo in essere, dal 2020 in poi, la violazione del principio di uguaglianza, facilmente comprensibile da chiunque anche non laureato in giurisprudenza, attraverso uno strumento disumano, il green pass, in quanto delegittima l’essere umano in tutte le sue manifestazioni naturali del vivere e nelle sue legittime libertà, degradando ciò che sono i diritti inalienabili”.
A partire dalle 9 del mattino sono invece scesi in piazza Vittorio Veneto i tassisti, che hanno annunciato un presidio statico contro il Decreto Legge concorrenza: nel mirino l’articolo 8. La loro richiesta è quella dei decreti attuativi per la riforma del settore taxi e dei noleggi con conducente. Non solo: anche il non inserimento del servizio pubblico taxi nella direttiva Bolkestein e una regolamentazione dei servizi digitali legati al settore.
“L’articolo 8 punta a far amministrare le nostre licenze non più ai comuni e alle regioni, ma in maniera totalitaria e governativa – grida Francesco, speaker e portavoce del corteo che nel frattempo si ricongiunge con Italexit in piazza Castello -. Arriveremo a un punto in cui prenderanno in considerazione solo Milano e Roma. La fine della territorialità sarà la nostra fine. Torino è la città più flagellata da questa problematica dell’articolo 8, ecco perché dobbiamo stare in piazza”.
Tra le altre manifestazioni attese, alle 13 si raduneranno a Porta Palazzo anche le anime del blocco sociale torinese, tra cui ci saranno l’Usb (Unione Sindacati di Base), Rifondazione Comunista e Potere al Popolo. A Porta Palazzo si terrà invece uno speaker’s corner contro la guerra. Il fine della protesta è manifestare per la mancata azione del governo rispetto a una soluzione di pace in Ucraina, per l’invio di nuove armi e per l’aumento delle spese militari, proprio nel momento in cui esplode il carovita e viene rilanciata la privatizzazione dei servizi locali.