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Paola Zannoner, dal Premio Strega al Salone: “L’Europa rimanga aperta”

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Con L’ultimo faro ha appena vinto il Premio Strega Ragazzi e Ragazze, “il campionato del mondo per la letteratura rivolta ai giovani”. Ma Paola Zannoner è già tornata in libreria con il suo ultimo romanzo, Rolling star: Come una stella che rotola. Al Salone del Libro di Torino incontra i giovani delle scuole a cui prova a raccontare il ’68. “Quell’anno ha fatto nascere la cultura giovanile”, ricorda lei che ai tempi era appena una bambina. “È stato un momento di rottura, ha fatto nascere tante cose, persino la moda”. Ma il ’68 è stato anche amore, libertà, confini che si aprivano. Lo è stato per Max e Bea, i due protagonisti del suo romanzo, ma lo è stato per un’intera generazione.

Quei confini sono rimasti aperti per molto tempo, ma per i giovanissimi che viaggeranno tra pochi anni è ancora così?

Spero che l’Europa rimanga aperta, ad esempio ridiscutendo la Brexit, e anzi che si espanda l’idea che il continente sia un grande paese aperto a tutti. La cosa più meravigliosa che i giovani possono sperimentare è che l’Europa è casa loro, dove possono muoversi, vivere e studiare. E non va dimenticato che dietro al grande progetto dell’Unione Europea c’è stata una grande guerra e tante persone morte.

Il tema del Salone del Libro è Un giorno tutto questo. Un giorno che cosa resterà del ’68?

Credo che rimangano moltissime cose, a cominciare dalle grandi vittorie come l’affermazione dei diritti civili, la parità di genere, l’emancipazione della donna. E poi il costume, pensiamo alla moda italiana, fantasiosa e meravigliosa: i grandi stilisti italiani sono nati proprio in quegli anni, mentre prima a scuola si andava con il grembiule nero lungo.

Le è rimasta la fiducia del ’68?

Nel ’68 ero piccola, ma guardavo e ammiravo i miei fratelli maggiori e i loro amici. Questi ragazzi che viaggiavano  moltissimo, imparavano lingue, e avevano la possibilità di decidere il futuro sfruttando i propri talenti artistici in un mondo in cui sembrava impossibile agire. Però sono convinta che si debba ancora essere ottimisti!

MARCO GRITTI