C’è un palazzo nel centro di Torino dove tutti gli inquilini si conoscono. Dove si mangia, si legge, si ascolta, si vive insieme. È il Palazzo di Velluto in via san Massimo 31/33. Un luogo dove si intrecciano più storie. Quella dello storico edificio torinese, che in passato ospitava i mastri vellutai. Quella di un palazzo poi destinato ad un progetto di edilizia residenziale popolare. Infine, quella di una sua nuova trasformazione: diventare sede di uno dei tre progetti di coabitazione solidale dell’Associazione Acmos. Una convivenza che è resa possibile grazie ai Tessitori, un’associazione di volontari nata a Torino nel 2006 con l’intenzione di “ricucire legami sociali” all’interno di contesti abitativi difficili e conflittuali.
Incontriamo quattro di loro nella casa di Marta Calesini, 21 anni, una Tessitrice. Sono seduti a tavola e bevono il the in una stanza dalle pareti gialle. Spiegano quali sono le loro intenzioni e i bisogni degli inquilini del palazzo. “I Tessitori sono giovani che volevano emanciparsi, lasciare le proprie famiglie, ma non ne avevano le possibilità economiche. Hanno portato questa loro esigenza al Sindaco di allora che ha pensato al Palazzo di Velluto, residenza popolare, come soluzione ai loro bisogni. Ora noi viviamo qui e in cambio offriamo il nostro impegno per organizzare iniziative e occasioni di condivisione tra gli inquilini”.
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Nel Palazzo di Velluto la sera si mangia insieme. Si organizzano tavolate con tutti gli inquilini. Nel bel mezzo del corridoio centrale ci sono una libreria e quattro panchine, dove gli inquilini si possono fermare a leggere e a portare i loro libri per poterli condividere.
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Palazzo di Velluto non sembra neanche un condominio. I suoi corridoi bianchi e un po’ scrostati si colorano quando li percorrono i Tessitori. E la gente che vive nel palazzo sembra conoscerli bene. “Ehi ragazzi, dopo mi andate a pagare una bolletta?” domanda un anziano uscendo dalla porta di casa. “Passate da casa mia?” chiede un altro coinquilino. A Palazzo di Velluto si conoscono tutti per nome. E ci si aiuta reciprocamente.
“I tessitori hanno cambiato la vita di questo stabile”. A parlare è Armando Danne, 74 anni. Vive in via San Massimo 33 da circa 10 anni e ha conosciuto da subito i Tessitori. Pensa che la loro presenza abbia arricchito il palazzo, anche se le difficoltà negli anni sono state tante. All’inizio gli abitanti erano malpensanti, e avevano timore di prendere confidenza con i nuovi inquilini. “Poi con il tempo le cose sono migliorate – spiega Armando – e ho contribuito anche io affinché si togliessero queste diffidenze”.
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Ma Palazzo di Velluto è anche un museo a cielo aperto. Lo scorso 22 dicembre si è festeggiato “Natale in Arte”. Un progetto, promosso dalla Circoscrizione 1 del Comune di Torino, che ha visto lo storico stabile di via San Massimo 31/33 ospitare un’esposizione creativa. Esibizioni, installazioni realizzate dagli inquilini e opere di più di 20 artisti residenti a Torino e non, si sono incontrate per le scale, per le cantine e nel cortile dello stabile. L’evento, per la prima volta, ha portato i residenti ad aprire le porte del Palazzo alla cittadinanza.
Fotogallery credit RICCARDO PIERONI
E dopo la mostra qual è il sogno dei Tessitori? “Non fermarsi – risponde Marta Calesini – L’idea è quella di trasformare un palazzo popolare in un luogo bello, arricchirlo tramite l’arte e fare tutto ciò con la partecipazione delle persone che ci vivono, artisti e coabitanti. La nostra intenzione è far continuare il progetto e vedere dove ci porterà”. Perché è proprio questo l’obiettivo dei Tessitori, impegnarsi a creare nuove forme di condivisione. Nuove forme del “viver bene”. Insieme.
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