La mattina di lunedì 3 febbraio si è tenuto lo sciopero nazionale di lavoratori e lavoratrici dei call center in protesta contro l’adozione da parte di alcune aziende di un nuovo contratto di lavoro, che prevede quelle che i sindacati definiscono “paghe da fame”, la riduzione dei permessi e una “eccessiva” flessibilità sugli orari di lavoro.
Alcune decine di lavoratrici e lavoratori piemontesi si sono radunati per lo sciopero a Torino sotto il palazzo della Prefettura in piazza Castello e a suon di fischietti e sventolando striscioni e bandiere, hanno alzato la voce contro quella che ritengono una ingiustizia. Sono 6000 lavoratori e lavoratrici in tutta Italia e 600 solo in Piemonte su cui impatta il nuovo ribasso. “C’è crisi nel settore e le aziende vogliono risparmiare. Ma non vogliamo solo sia fatto sulle spalle di chi lavora” spiega Simona Lombardi, lavoratrice.
“È un contratto pirata – denuncia Carlotta Scarpa di Slc Cgil – ed è un perdita di salari e diritti. Taglia il pagamento della malattia, le ore di permesso del 50% e ci sarà un controllo molto invasivo sulle prestazioni individuali. Chiediamo solo di avere un contratto dignitoso”.